giovedì 30 marzo 2017

Gli ulivi di via Ponchielli



L'immagine sopra è stata ripresa a Viareggio nei giorni successivi al 29 giugno 2009.

Mostra, come dovrebbe essere noto, un intero filare di ulivi secolari sradicato a causa del gas. Con alcuni trascurabili effetti collaterali, quali la distruzione completa della zona limitrofa all'uliveto e, in particolare, dell'intera via Amilcare Ponchielli (quella con le case incenerite, nella fotografia). Nonché l'incenerimento, e in taluni casi il dissolvimento, di trentadue persone.

Mi si dice che no, in realtà non si trattava di un uliveto, ma di una stazione ferroviaria. Nella quale ebbe a deragliare, per motivi poi oggetto di un'indagine giudiziaria e di un processo, un treno. Un treno che trasportava un intero carico di un gas, tale GPL (Gas di Petrolio Liquefatto). Del resto, però, Viareggio è in provincia di Lucca, zona famosa da secoli per l'olio buono. Persino Giacomo Casanova in carcere ai Piombi si faceva portare l'olio da Lucca.

Uliveti però ce ne sono tanti anche in Puglia. Ad esempio nel comune di Melendugno (Lecce), vicino a un litorale che prende il nome da San Foca. San Foca, o Focas, o Foca di Sinope, presupposto martire del III secolo dopo Cristo e venerato come protettore dei giardinieri e degli ortolani. Però alcuni lo venerano anche come protettore dei marinai, e persino di coloro che sono stati morsi dai serpenti.

Dovrà specializzarsi, il nostro San Foca, anche come protettore dei gasdotti, d'ora in avanti. Visto che il suo litorale, dopo essere stato approdo di un discreto numero di disgraziati sui barconi, ora è stato scelto come approdo, appunto, di un gigantesco gasdotto multinazionale, il cosiddetto TAP (credo significhi Trans-Adriatic Pipeline o roba del genere). Serve a portare gas dall'Azerbaigian, un lontano paese che un tempo fece parte dell'Unione Sovietica e dove si parla una lingua quasi uguale al turco, ma scritta con l'alfabeto cirillico addizionato di una specie di "e" arrovesciata.

Si chiama "globalizzazione", per la quale il gas dell'Azerbaigian approda a San Foca e fa sradicare gli ulivi di Melendugno. Esattamente come il gas di chissà dove sradica la stazione di Viareggio e tutta via Ponchielli. 

Mi si dirà che, forse, sto facendo paragoni un po' arditi. Può darsi. Forse lo avrei pensato io stesso, fino a qualche giorno fa; però, giusto ieri, in televisione mi è capitato di assistere ad una interessante discussione tra due personaggi. Uno era il sindaco di Melendugno (Lecce), il paese degli ulivi sradicati (duecentoundici, per la precisione) e di un pugno di persone che ha tentato di opporsi venendo, ovviamente, spazzato via dalla polizia. L'altra era il cosiddetto Country Manager (in italiano si potrebbe dire "Dirigente Territoriale") del TAP, tale Michele Elia.

Lì per lì mi sono chiesto: ma dove l'ho sentito questo nome? Mi è frullato in testa per un po', finché non mi si è accesa la lampadina. Ma certo. E' il dottor ingegner Michele Mario Elia, dirigente pubblico nonché amministratore delegato, tra il 2006 e il 2014, di Rete Ferroviaria Italiana.

Carica da lui ricoperta il 29 giugno 2009 quando il gas deragliato sradicò mezza Viareggio, e carica in base alla quale il dottor Michele Mario Elia è stato condannato in primo grado dal tribunale di Lucca, il 31 gennaio 2017, ad anni sette e mesi sei di carcere per disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali.

Ora fa il Country Manager del gasdotto Transadriatico. Ci deve avere veramente un feeling col gas, il dottor ingegner Elia. 

Agli abitanti di via Ponchielli, a questo punto, non resta che erigere nella strada una statua a San Foca l'Ortolano, e magari piantare anche qualche ulivo. A quelli di Melendugno, sperare che al gasdotto non pigli la voglia di fare come il trenino di Viareggio, che ebbe un deciso impatto sulla zona. Un impatto ambientale.