domenica 1 gennaio 2017

Diciassette



A me, quest'anni tutti belli in fila stanno cominciando a fare un effetto un po' strano. Però è molto diverso dalla solita sindrome del tempo che passa o roba del genere. C'è solo il presente e la propria realtà, sociale e personale. Il passato è stato una sequela di presenti; il futuro lo sarà fino all'ultimo momento, all'ultimo presente. 

L'effetto strano che dicevo, comincia dai numeri; i quali, che indichino "anni" o altre cose, sono comunque una convenzione. In base a tale convenzione, è appena cominciato il Diciassette con la forza latente e insopprimibile della superstizione. Cent'anni fa, nel Diciassette del XX secolo, c'era la guerra; quest'anno, nel Diciassette del ventunesimo, pure. Lo sai che è morto lo zio? O poeròmo, era del Diciassette. E così si fa la festa, si mangiano le lenticchie e si tirano i petardi più o meno ovunque ci si trovi. 

La mattina del primo giorno del Diciassette ci si sveglia, si accende la scatoletta colorata che ci ha risucchiati tutti quanti, e si legge che in un dato luogo del pianeta Terra un paio di tizi vestiti da Babbo Natale sono entrati in un locale dove c'era gente che festeggiava e hanno cominciato a sparare con l'invenzione del compagno Kalašnikov. Almeno quaranta morti, e almeno settanta feriti. Così, zac. Una cosa normale, anzi normalissima. Talmente normale che non solo ci si è fatta l'abitudine, che accada a duemila chilometri di distanza o accanto a casa propria. Si è anche totalmente smesso di provare almeno a pensare da che cosa possa realmente derivare tutto questo.

Cosa che, in realtà, serve lo stesso a poco o nulla. Con la collezione di sbagli e contraddizioni che tutti noi siamo, compresi soprattutto coloro che sono arcisicuri di non sbagliare mai e di essere, come si suol dire, lineari, siamo condannati all'impotenza. L'impotenza del Diciassette, uguale a quella del Sedici, e che sarà uguale a quella del Diciotto. Conati a volte seri, a volte buffi, a volte semplicemente assenti. 

Ma, naturalmente, si tirerà in qualche modo avanti. Raccattando quel poco che è rimasto, inclusa la convinzione di star facendo qualche cosa di concreto. Agendo sempre per le famose Masse, e ricevendo una congrua dose di Massi, addosso. Comincio però a sospettare che, alle Masse, importi poco o nulla di farsi agire per, ma che meravigliosa costruzione sintattica. Che il Diciassette sia l'anno degli Anacoluti.

Da qualche altra parte, sempre in questo primo giorno del Diciassette, leggo che una signora birmana, o del "Myanmar" come si deve dire ora ufficialmente, qualche anno fa era una campionessa dei diritti umani. Figlia di un generale, andava in galera, lottava, prendeva il premio Nobel per la "pace", incassava sostegno e solidarietà da tutto il mondo in nome della democrazia e quant'altro. Oggi, invece, si viene a sapere (a dire il vero non proprio da oggi, ma pazienza) che la stessa signora agisce in pratica da dittatòra, perseguita le minoranze etniche e si vede al riguardo persino recapitare petizioni di fuoco firmate da altri premi Nobel per la pace (alcuni dei quali, va da sé, il loro contributo più o meno diretto alla guerra lo hanno portato eccome).

Solo un paio di cose così, appartenenti al presente. Al Diciassette, giorno Uno. Noialtri, nel frattempo, si continua a non combinarne una giusta, nelle nostre vite che non si sa nemmeno più che cosa siano. Je voudrais avoir la foi, la foi de mon charbonnier.... (qui est heureux comme un pape et con comme un panier). Si continua imperterriti a mandare avanti la specie umana per, poi, far di tutto per distruggerla nelle barbe. Si continua a decidere di credere in qualche cosa, di fatto non essendo più disposti neppure a credere in se stessi. Misure e parametri. Scheletri nell'armadio, che la fanno da padroni. Verità e "rivoluzioni". Pallonate. 

Finzioni. Finti amici, e anche finti nemici. Lo sono io, lo siete voi, lo siamo tutti. Naturalmente, ero, sono e rimarrò un inguaribile ottimista. Finanche un modesto creatore di periferici scompigli, tranquilli, roba da poco, di quartiere, di ridottissima nicchia. Al momento di saltare in aria, o di essere schiacciato da un camion, o di essere sparato via per mano di qualche fede altrui, di qualche Verità, di qualche Presente, sarò opportunamente polverizzato nel Nulla.

E' una bella mattinata di sole, anche se fa freddo. Fra qualche mese farà caldo. Ieri sera mi sono divertito come un matto, io l'Asociale, espletando una Socialità che deve sempre scontrarsi per esistere e resistere. Qualcheduno stava morendo; qualchedun altro stava nascendo. Tutto normale. Tutto cambierà quest'anno, ovviamente; come potrebbe essere altrimenti? 

E non fateci nemmeno troppo caso, se avete letto questa cosa. Se c'è una cosa, almeno una, nella quale sono sempre stato lineare, è quella di non prendere me stesso mai sul serio; quindi, non vedo come mai dovreste prendere sul serio quel che scribacchio qua e là. 

Buon Diciassette a tutti, a tutte, nessuno escluso, nessuna esclusa.