sabato 23 aprile 2016

*Porkobhera



Dell'antica lingua ligure non si sa molto; però di tracce ne ha lasciate parecchie nei toponimi della zona. Molti toponimi dell'area ligure vengono fatti risalire con certezza a quel remoto idioma, travolto dalla latinizzazione. Verrebbe da dire che le sue ombre si sono rifugiate in valli, forre, foreste, paesini arroccati, e corsi d'acqua; però, su quei nomi, gli studiosi ancora non si sono messi d'accordo. L'oggetto del contendere, è se dall'analisi dei toponimi della Liguria si debba considerare l'antico ligure una lingua preindoeuropea (come il pelasgico, l'antico iberico, e il basco) oppure indoeuropea. Alcuni elementi farebbero propendere per la prima ipotesi, come l'onnipresente suffisso -asco/-asca (Grugliasco, Borzonasca, Carasco...) che si trova in tutte le zone popolate dai Liguri (Piemonte, Lombardia, parte dell'Emilia, arrivando all'Isola d'Elba) e che sembra indicasse un corso d'acqua. Altri elementi farebbero invece propendere per la seconda ipotesi. Che il Ligure fosse una lingua indoeuropea o, perlomeno, "indoeuropeizzata". Uno di questi elementi è, di nuovo, un corso d'acqua decisamente importante.

Il nome del Polcèvera, infatti, deriverebbe da un antico *porko-bhera, che mostra in sé elementi del tutto indoeuropei. Il primo elemento è il nome del "maiale", diffuso in tutti gli idiomi indoeuropei (latino porcus, irlandese òrc - le lingue celtiche insulari sono note per avere eliminato la labiale sorda "p"-, alto tedesco antico farah, farh, inglese farrow "porcellino", greco πόρκος); il secondo è un sostantivo deverbale derivato da uno dei verbi fondamentali, "portare": latino fero, greco φέρω, gotico baíran, irlandese antico beirím, eccetera (c'è ancora, ad esempio nell'inglese bear). Insomma, che vorrebbe dire "Polcèvera", o *porko-bhera? "Portatore di porci"? La cosa si spiega con l'antica e tradizionale denominazione del salmone, detto per l'appunto "pesce porco" forse a causa del colore rosato delle sue carni. Insomma, si pensi un po': "Polcèvera" vorrebbe dire "portatore di salmoni". Come uno dei chissà quanti Salmon River del Canada o del Klondike. Vengono a mente pesci che sguazzano e saltano risalendo limpide acque; e, con un nome del genere, è possibile che il Polcèvera fosse così.


Attualmente, invece, il Polcèvera è così.


Qualche pesce, anche se non era un salmone, ci doveva ancora essere. C'era, appunto.



E così, grazie all'oleodotto che -naturalmente- rispettava tutte le garanzie di sicurezza, il Polcèvera sembra essere finalmente tornato alla sua etimologia primitiva, ma privata della componente ittico-metaforica. Niente più "pesci porco", ma un fiume porco. Un portatore di porcherie. Un maialaio. Un blob di petrolio greggio "dolce" (che ci avranno messo, il dolcificante alla stevia così ai genovesi verrà un cocktail di cancri, ma perlomeno non il diabete?). Un blob nerastro. Sui ponti ci scriveranno "donne incinte" e "il fiume uccide" come sui pacchetti di sigarette. Ma perché ripulirlo? Sia messo in circolo con apposite condutture in modo da poter rifornire il SUV direttamente dal fiume; e se per caso s'infila un salmone nel serbatoio, poco male, ci si fanno anche le pennette che son tanto buone. Dopo questa digressione etimologica, belìn, non mi resta che augurare a tutti buona trivellazione, visto che vi garba tanto e che il 17 aprile siete andati tutti affanquòrum. Salud (si fa per dire).