martedì 2 febbraio 2016

Storia del soldato Laurent che non parlava che la sua lingua

Bonanno a tutt*! O come, bonanno il due di Febbraio, per la Candelora che dell'inverno semo fora (ma quandomai ci semo entrati, quest'anno...)? Il fatto è che sono buoni tutti a dare il bonanno il primo di gennaio; quest'anno io lo do a febbraio, e vorrei darvelo con una storia assai edificante. E' la storia, vecchia d'un secolo e passa, di un soldato che non parlava che la sua lingua.

Mellionnec, Bretagna (Dipartimento delle Côtes d'Armor), 5 agosto 1934.
Questa è la storia del soldato semplice Frañsez Laorañs, che naturalmente non si poteva chiamare così, col suo nome e cognome. Si doveva chiamare com'era stato registrato all'anagrafe del suo paese: François-Marie Laurent. Era nato il 30 gennaio 1885 a Mellionnec (Melioneg), piccolo comune del dipartimento bretone delle Côtes d'Armor (allora Côtes du Nord), faceva il contadino, era sposato e aveva due figli.

Il 1° agosto 1914, per decreto del Presidente della Repubblica Francese, Raymond Poincaré, viene ordinata la mobilitazione generale delle armate di terra e di mare: inizia la “Grande Guerra”. Il 3 agosto la Germania dichiara guerra alla Francia; il 5 agosto il soldato François-Marie Laurent, contadino, si presenta a Saint-Malo, al 247° Reggimento di Fanteria cui era stato assegnato. L'11 agosto il soldato Laurent viene trasferito in tradotta al fronte, a Attigny nelle Ardenne. Il soldato Laurent combatte come suo dovere per la Francia.

Nella notte tra il 1° e il 2 ottobre 1914, mentre si trova in una trincea in prima linea nel settore di Souain, nella Champagne, il soldato Laurent viene leggermente ferito ad una mano per lo scoppio di una granata tedesca. Si rivolge al suo caposettore, il tenente Briand, che consiglia al soldato Laurent di andare a farsi curare all'ospedale da campo. In seguito viene inviato all'Ospedale di Evacuazione n° 2 a Châlons-sur-Marne.

All'Ospedale di Evacuazione n°2 viene preso in cura da un medico militare, il dottor Buy. I medici militari hanno principalmente un compito, richiesto dai comandi superiori: scovare i soldati che si procurano ferite da soli per essere rimandati a casa. Non era certo il caso del fedele soldato Laurent, che però ha un problema: è cittadino francese e soldato francese, combatte per la Francia, ma non parla una parola di francese. Parla solamente il bretone (*). Il dottor Buy non si lascia sfuggire l'occasione e spedisce alle autorità, il 3 ottobre, un rapporto in triplice copia nel quale si sospetta che il soldato Laurent si sia ferito da solo, basando la sua presunzione sull' "orifizio di entrata". Tanto basta.

Il rapporto medico del dott. Buy datato 3 ottobre 1914.
 Il 18 ottobre 1914 si riunisce il Consiglio di Guerra del Quartier Generale della IV Armata, deciso a dare un esempio. Vengono giudicati per mutilazioni volontarie e diserzione i soldati Philibert Gaillard, Adrien Mieulet, Pierre Lasserre, Pierre Clavière, Maurice Nicouleau, Elie Marie Lescop e François-Marie Laurent.

Non era stata compiuta alcuna inchiesta volta ad accertare i fatti: erano stati sufficienti i rapporti dei medici militari. Ai soldati viene comunque data la possibilità di difendersi: cinque su sette lo fanno con successo, dimostrando in francese l'equivoco sulla base di testimonianze. I soldati Elie Marie Lescop e François-Marie Laurent sono però tutti e due bretoni e non parlano che il bretone: vengono condannati a morte per abbandono della postazione in presenza del nemico.

Poiché per una sentenza del genere non è previsto appello, i soldati Lescop e Laurent vengono passati per le armi la mattina dopo, 19 ottobre 1914. A casa in Bretagna, a Mellionnec, la giovane vedova resta a casa con due figli; per l'infamante sorte del marito non le viene riconosciuta alcuna pensione di guerra, e deve anche subire il disprezzo da parte degli abitanti del paese.

Il caso del soldato Laurent, però, non è passato inosservato a qualcuno. Il primo a farsi vivo, a guerra terminata, è proprio il caposettore di Laurent, il tenente Briand. Il 4 gennaio 1920 spedisce una lettera nella quale fa presente di non aver segnalato niente contro il soldato Laurent, e di non essere nemmeno stato interpellato dal Consiglio di Guerra. Il tenente Briand è costernato e si chiede: “Pourquoi a-t-il été condamné?” Il tenente Briand fu informato della fucilazione del suo soldato solo tre settimane dopo.

La lettera del ten. Briand del 4 gennaio 1920.
Cominciano a mobilitarsi alcuni giornali e qualche personalità; nel frattempo, il soldato Laurent è diventato un po' il “simbolo” dei giovani poilus condannati a morte “per dare l'esempio”: sono letteralmente migliaia. Naturalmente, prima di diventare “simboli” bisogna essere passati per le armi, sennò addio simbolicità. Resta però la questione della pensione di guerra: la vedova di Laurent si decide a chiedere la riabilitazione del marito solo il 4 novembre 1933. Sono passati diciannove anni.

Il 9 dicembre 1933 si riunisce l'Alta Corte di Giustizia Militare, la quale, esaminato il caso con la presenza di tutti i testimoni e di tutti gli interessati tranne, naturalmente, il soldato fucilato François-Marie Laurent, si pronuncia nel modo che segue: a) Ordina l'annullamento del giudizio e la sconfessione del rapporto medico; b) Dichiara Laurent François-Marie assolto (da morto) dall'accusa intentatagli; c) Ordina la cancellazione dell'accusa e della condanna dal suo certificato penale militare; d) Ordina la pubblicazione della sentenza nella Gazzetta Ufficiale; e) Ordina la trascrizione della sentenza nei registri del Consiglio di Guerra; f) Condanna lo Stato Francese a risarcire debitamente la vedova e i figli del soldato Laurent.

Il risarcimento viene stabilito in franchi 5000 (cinquemila) per la vedova; in franchi 2500 (duemilacinquecento) per il figlio minore, Armand Laurent, all'epoca ancora minorenne indi per cui la somma sarà amministrata dalla madre in quanto legale tutrice esercente la patria potestà; in franchi 2500 (duemilacinquecento) per la figlia maggiore, Francine Laurent coniugata Le Gac. In totale, la vita e la morte del soldato François-Marie Laurent verranno liquidate per franchi 10000 (diecimila). 

Lo statino militare del soldato Laurent dopo la riabilitazione. Si notino le diciture: a) "Morto per la Francia" il 19 ottobre 1914; "Tipo di morte": Fucilato.
Nel frattempo, il Comune di Mellionnec, come tutti i comuni francesi, ha fatto erigere il suo bravo Monumento ai Caduti (che in francese si chiama, brutalmente, “Monumento ai Morti”). Il soldato François-Marie Laurent, vergogna del paese, disertore e fucilato, non vi figura dal 1918 al 1934. La signora Laurent, esposta per vent'anni al disprezzo, esige quindi che il monumento sia corretto con denuncia e sentenza ufficiale. Il Comune di Mellionnec è quindi costretto a rimuovere l'intero monumento, in quanto i nomi dei soldati Caduti Per La Patria non sono apposti su una targa bensì direttamente sulla pietra. Ne viene installato uno nuovo contenente anche il nome del soldato François-Marie Laurent, nell'esatto ordine alfabetico ("Laurent F."); al comune costa un occhio della testa. Si svolge anche una cerimonia, il 5 agosto 1934: esattamente il ventesimo anniversario dal giorno in cui il soldato Laurent si era presentato al suo Reggimento a Saint-Malo. Alla cerimonia presenziano, assai ipocritamente, tutti gli abitanti del paese. Ci sono anche il Prefetto e una Guardia d'Onore per rendere al soldato gli onori militari.  (**)

Mellionnec: Il Monumento ai Caduti (estate 2012)
In fondo al Monumento è apposta un aggiunta che ricorda Noël Le Gac, morto in deportazione. Si trattava del padre di Louis Le Gac, il marito della figlia di François-Marie Laurent.

Curiosamente, tra i giudici della Corte Speciale di Giustizia Militare che ordinò la riabilitazione del soldato Laurent (presieduta da M. Magnin, Consigliere in Corte d'Appello), figurava un altro consigliere che rispondeva al nome di Dreyfus.

Il soldato François-Marie Laurent, fucilato perché parlava solo il bretone, è sepolto nell'Ossario Monumentale “La Ferme de Navarin” a Souain-Perthes-Lès Hurlus, a breve distanza da dove era stato passato per le armi per dare l'esempio. E' sepolto assieme a una quindicina di commilitoni di cui è noto il nome, e a 429 militi ignoti.

(*) Il bretone, come tutti sapranno, non è un "dialetto" francese; è una lingua vera e propria, lontana dal francese quanto l'italiano lo è dal norvegese. E' di origine celtica (autentica, non quella della vecchia Lega bossiana) ed è strettamente imparentata col gallese e con l'estinto cornico (parlato un tempo in Cornovaglia).

(** ) A tale cerimonia si riferisce la prima foto del post.