mercoledì 6 maggio 2015

Il gendarme Merda



Ricorre oggi, 6 maggio, l'anniversario della nascita di Maximilien François Marie Isidore de Robespierre; in un blog che inalbera la data Rivoluzionaria, con tanto di germinali, nevosi e messidori, mi sembra doveroso ricordarlo. Me ne ricordai anche molti anni fa, quando proprio un sei di maggio -le famose casualità della vita- mi ritrovai a passare, su un TGV in ritardo, per Arras, la città natale di Robespierre che ha dato il suo nome agli arazzi. Stavo tornando in Italia dopo un bel po' di tempo passato in Francia, e il ritardo del TGV mi fece perdere il treno successivo in mezzo al caos del traffico parigino.

Il 10 termidoro, vale a dire il 28 luglio 1794, Robespierre fu arrestato all'Hôtel de Ville parigino, dove si era rifugiato dopo essere stato catturato il giorno prima alla Convenzione assieme ai suoi seguaci, e senza che nessuna prigione avesse il coraggio di associarlo, come si dice ora. Non starò naturalmente a ripercorrere eventi storici notissimi, sennò poi qualcuno dice che sono didascalico; ad esempio, particolarmente noto è il fatto che, nel parapiglia degli eventi, Roberspierre si beccò un colpo di pistola in piena faccia, che gli fracassò la mascella. Alcuni storici sostengono che Robespierre se lo tirò da solo, tentando di suicidarsi; ma le fonti storiche concordano che, a spararglielo, fu invece un gendarme dal nome di Charles-André Merda.

Jean-Joseph Tassaert: Il gendarme Merda spara a Robespierre.
Il gendarme Merda (vano ogni tentativo di pronunciarlo Merdà, è inutile, nessuno ce la farà mai) ebbe la vita cambiata da quel colpo di pistola a Robespierre, che poco dopo fu avviato già moribondo alla ghigliottina, e con il viso sfigurato. Ebbe una brillante carriera militare; durante il Primo Impero, Napoleone lo promosse colonnello e lo creò addirittura barone. Nel ricevere il titolo nobiliare, il gendarme Merda ritenne opportuno modificarsi un po' il cognome, e si tolse una "r"; fu così che divenne il barone Méda. Trovò la morte durante la battaglia della Moscova, l'8 settembre 1812; sul letto di morte fu promosso generale, vale a dire il generale Merda. Se ha voluto passare alla storia, è bene che ci passi con la "r".

La foto sotto il titolo mostra invece un gendarme dello Stato italiano, mentre sta pesticciando una donna pochi giorni fa a Bologna. L'ho ripresa dal blog Kelebekler, dove il blogger così commenta: "Il dialogo ha assunto dopo pochi minuti questa forma, in cui vediamo una pubblica dipendente (sotto) che incontra un altro pubblico dipendente (sopra)."  Il "dialogo" in questione sarebbe quello intavolato da una cospicua quantità di insegnanti e studenti a proposito di una data "riforma scolastica" attuata da un ragazzotto di Rignano sull'Arno, il cui nome tende sempre di più a sfuggirmi.

E' notorio che, in questo paese, tutto dura assai poco. Ad esempio, l'indignazione per la Diaz, per le torture, per l'agente Tortosa e tutto il resto. Sono bastate due bischerate pompate ad arte il 1° maggio a Milano, tre vetrine, una banca e un paninaro internazionale per rimettere tutto a posto con gli immancabili eroici tutori dell'ordine che fanno il proprio dovere per i famosi 1200 euro al mese. E' bastata la terribile devastazione di Milano operata dai "Black Bloc" che ha fatto scendere in piazza ventimila bravi cittadini con le scopette, gli stessi che mai si sarebbero sognati di manifestare per la devastazione quotidiana delle città operata dai comitati d'affari, dai politicanti e dai loro giornalazzi stile "Repubblica". Mai scesi in piazza, i cìvici milanesi, per Ercole Incalza, per il Perotti, per l'Impregilo, per Maurizio Lupi, solo per fare un piccolo campionario di devastatori autentici e radicali. E così, la quotidiana fatica dei gendarmi è tornata a tenere banco. Ne vediamo un esempio nella foto sopra, tenendo conto che la signora calpestata per terra è un'insegnante, che non si è messa la tuta nera, che ha un'espressione palesemente sofferente e che il gendarme in tenuta antiprofessoressa, scudo proteso e manganello sguainato, la sta allegramente spiaccicando sul selciato pronto a tornare la sera in seno alla famigliuola dove darà tanto amore ai suoi bambini.

Non resta che fare tanti auguri a Maximilien de Robespierre, oggi che compie duecentocinquantasette anni. Spero che gli sarà gradita questa moderna canzoncina, che viene dedicata anche ai gendarmi Merda di ogni epoca.