venerdì 10 aprile 2015

Il coro



Riassumiamo brevemente i fatti. Ieri, a Milano, un tizio è entrato, armato impeccabilmente e con la massima facilità, dentro il Palazzo di Giustizia. Da un ingresso secondario riservato al personale (magistrati stessi, avvocati ecc.) non dotato di metal detector e altri marchingegni, in quanto per accedere basta esibire un "tesserino". Il quale tesserino, il tizio, lo ha effettivamente esibito: falso. Insomma, s'era preparato ammodino: non è che uno va a falsificare un tesserino di magistrato, di avvocato o di chissà chi di giudiziario per provare l'ebbrezza o scroccare un caffè. Dopo essere entrato, il tizio ha compiuto una mezza strage: a un'udienza per questioni di bancarotte, transazioni, fallimenti eccetera, ha ammazzato prima un coimputato, poi un giovane avvocato proveniente da un'antica e principesca famiglia elbana (un avo dell'avvocato Appiani, signore di Piombino e dell'Elba, fu ammazzato nel XVI secolo proprio a Piombino a colpi di coltello, in un angolo della città che da allora è noto come Il Malpertugio: mia cugina Rosalba ci abita esattamente davanti) e, infine, il giudice fallimentare Ciampi. E pensare che un altro Ciampi, un livornese di nome Piero, aveva dedicato una canzone proprio a un Palazzo di Giustizia; quando si dicono le tragicomiche coincidenze del destino.



Il tizio, ovvero l'oramai famoso Giardiello (ma la fama durerà molto poco), ha ferito un altro paio di persone ed è scappato quasi tranquillamente, in motocicletta, dirigendosi ad ammazzare qualcun altro; è stato fermato e arrestato da' Regi Carabinieri a poca distanza dall'obiettivo. Ce l'aveva, evidentemente, non col mondo intero ma coi suoi coimputati e col Tribunale. I quali lo avevano rovinato: purissime questioni di soldi, soldoni, affari, affaroni andati a bottàne e quant'altro. Fosse stato un poverocristo qualsiasi, in due secondi e mezzo sarebbe stato etichettato come uno squilibrato; invece c'erano di mezzo quattrini a volontà, e quindi il Giardiello rimane un imprenditore. Sacra figura dell'Imprenditore: anche se prepara un massacro tribunalizio con tanto di tesserino falso, motocicletta e revolver, Imprenditore rimane. 

Insomma, questa è la storia. Il Giardiello non è certamente un terrorista, e la sua vicenda è, per quanto terribile possa essere, strettamente personale. A ragione o a torto, riteneva che il Tribunale Fallimentare di Milano gli avesse rovinato la vita, la sua vita. O meglio: i soldi, i suoi soldi. Per alcune persone, i soldi equivalgono alla vita; stop.  Non agiscono per questioni ideali o roba del genere. Non esibiscono concetti astratti come, ad esempio, la magistratura o la giustizia. Non sono interessati alle diatribe politiche. Non sono "oppositori" di alcunché. Non compiono "lotte" collettive o individualistiche. Non hanno da vendicare niente se non se stessi e il loro lavoro, il loro denaro. E quindi entrano indisturbate in un Palazzo di Giustizia e compiono quello che hanno in testa. Se trovano la moglie a letto con uno, ammazzano la moglie e/o quell'uno; se trovano il giudice che li fa fallire, ammazzano il giudice. La storia dovrebbe finire qui; ma non è finita qui. Per nulla.

Subito dopo è cominciato il Coro. A cura dell'Orchestra Filarmonica delle Toghe. La ghiotta occasione non è stata persa, anche perché -è palese- sarebbe stata immediatamente spalleggiata da Repubblica che del Partito Giustizialista è l'organo ufficiale. La "sinistra" giudiziaria non si è lasciata sfuggire questo boccone succulento. Subito dopo, quindi, la bella impresa dell'imprenditore Giardiello si è trasformata nel "frutto di un clima": ha cominciato Gherardo Colombo ad insinuare che dietro al gesto di Giardiello ci sarebbe tutto un "clima sfavorevole alla magistratura", affermando sì di non volere "legare le due cose" ma, nella sostanza, facendolo e facendolo ad arte. Dopo di lui ci hanno pensato presidenti della Repubblica, la Repubblica senza presidente, consigli superiori, brutti & liberati, associazioni varie: "I giudici pagano l'isolamento". E così la super-campagna è già stata orchestrata, e il termine "orchestrata" si adatta perfettamente al canto corale in atto. 

O stai a vedere che il Giardiello ha fatto pagare ai giudici e agli avvocati (il fatto che abbia ammazzato anche un coimputato e si recasse ad ammazzarne un altro sembra essere del tutto secondario: anche qui si stabiliscono morti di serie A e di serie B) l'isolamento e il clima sfavorevole, mica questionacce di soldacci a palate e di imprese fallite. Ha fatto pagare ai giudici gli attacchi quotidiani, mica l'immobiliare Magenta finita in malora. E il tesserino chi glielo avrà falsificato, Berlusconi? E la pistola chi gliela avrà data, qualche NO-TAV? E giù di grancassa, anche perché si tratta di una gran cassa che rimbomba bene; ma stavolta non c'è nessun bisogno che qualcuno faccia notare quanto sia assurda questa cosa. Nonostante il battage mediatico, si stanno perfettamente rendendo ridicoli da soli. Il fatto andrebbe adeguatamente sottolineato: una consistente fetta della magistratura italiana sta attribuendo pesantemente la colpa di un episodio specifico e per nulla legato a questioni pubbliche, ad un clima politico; vale a dire, se ne sta servendo per reclamare ancor più potere, ancor più intoccabilità, ancor più impunità. Ed il fatto, quindi, oltre che ridicolo è anche gravissimo. Si trasformano in eroi persone che sono state ammazzate, purtroppo per loro, per questioni di imprenditoria e per sentenze su manovre finanziarie private; e, quel che è peggio, li si trasforma in eroi per scopi che con la loro morte non hanno assolutamente nulla a che fare. Ed è così che il discredito, la magistratura italiana spalleggiata da media e da istituzioni ipocrite, se lo sta creando da sola; qualcuno dovrebbe andare a dirle che tutto questo ha un nome derivato da una qualche lingua aborigena australiana, boomerang.