domenica 24 agosto 2014

W for Water: La curiosa fine del giudice Thayer


Il giudice Webster Thayer (1857-1933)

Webster Thayer, il "giudice" e macellaio di Sacco e Vanzetti, era nato a Blackstone, nel Massachusetts, il 7 luglio 1857. Era il più classico prodotto della upper class americana di sempre: nato dalla classica ottima famiglia, diplomato alla Worcester Academy, laureato al Dartmouth College in giurisprudenza. Classicamente, eccelse al college sia nel classico baseball, sia nell'ancor più classico football (ebbene sì, eran fatti con lo stampino anche allora). Politicamente fu, manco a dirlo, classico: prima fu democratico, e poi repubblicano. Fece poi la classica brillante carriera fino a essere nominato, nel 1917, giudice presso la Corte Suprema del Massachusetts a Dedham. Fu là che, nel 1920, si svolse il "processo" a Sacco e Vanzetti.

Il problema era che, nello stesso anno 1920, il classico giudice Webster Thayer aveva tenuto un discorso presso una classica istituzione, "New American Citizens", denunciando il pericolo che il bolscevismo e l'anarchismo rappresentavano per le istituzioni americane; gli Stati Uniti vivevano ciò he fu chiamato il "Triennio Anticomunista", una sorta di maccartismo ante-litteram, e il giudice Thayer (noto anche per le sue idee razziste), applicò a perfezione quei suoi princìpi. Del resto, si tratta di princìpi assolutamente classici nel "paese della libertà".

E' peraltro del tutto errato descrivere Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti come una specie di santi paracattolici: erano due anarchici e due combattenti che andavano a morire per questo, pur non avendo commesso il fatto specifico per i quali venivano condannati a morte. Bartolomeo Vanzetti ebbe a scrivere, in inglese non perfetto: "I will try to see Thayer death [sic] before his pronunciation of our sentence". Non mancò, lo stesso Vanzetti, di chiedere ai compagni anarchici, "revenge, revenge in our names and the names of our living and dead."

E gli anarchici, italiani e americani, non stettero a grattarsi. Per parecchi anni dopo la morte di Sacco e Vanzetti non fecero letteralmente dormire sonni tranquilli né al giudice Thayer, né ai giurati che avevano pronunciato la sentenza di morte. Tutti i giurati ebbero delle brave bombe piazzate presso le loro abitazioni, che esplosero regolarmente; lo stesso capitò a un (falso) testimone dell'accusa e persino al boia che aveva azionato la sedia elettrica, Robert G. Elliott. Il 27 settembre 1932, infine, toccò a Thayer stesso: un bel pacco contenente non pochi candelotti di dinamite fu sistemato presso la sua abitazione di Worcester, e la casa fu classicamente rasa al suolo. Nell'esplosione il giudice Thayer rimase illeso, ma rimase gravemente ferita sua moglie ed anche un domestico.

Da allora, il giudice Webster Thayer visse il resto dei suoi giorni al suo classico club, guardato a vista 24 ore su 24 dalla sua guardia del corpo personale e da alcuni poliziotti. La vendetta richiesta da Bart Vanzetti stava però per compiersi in modo curioso, e a cura del destino: il giudice Thayer non morì una morte propriamente classica, dopo tutta una vita da classico stronzo e da ancor più classico servo.

Il 18 aprile 1933, infatti, fu colto da un ictus (allora ancora noto come "embolia cerebrale") mentre stava cacando presso il suo esclusivo club. Morì sul cesso, insomma; la vendetta del ridicolo, in mezzo al puzzo della sua merda. L'anarchico italiano Valerio Isca sostenne per primo che, in questo modo, Sacco e Vanzetti avevano ricevuto una specie di vendetta; "così la sua anima se n'è andata direttamente nelle fogne", aggiunse Isca.