mercoledì 25 giugno 2014

Salviamo i nostri Balò !!



Stamani, 25 giugno dumilaquattòrdici, si notava nell'aria qualcosa di nuovo, anzi d'antico. Nel giro di venti secondi erano scomparsi del tutto i vessylli tricolori appesi alle finestre (che, invero, a Firenze erano dimolto pochi); nel medesimo giorno in cui l'ennesima persona crepava di pallone, e come un cane in un fondo di letto d'ospedale, ammazzato da un fascista di merda, e sempre nello stesso giorno in cui si licenziavano quattro operai per aver impiccato un manichino con la faccia del padrone.

Succedeva che un manipolo di strapagate nullità, alle quali avevano approntato persino i menù diversificati e la criosauna perché sennò ci avevano troppo caldo, piccinini, si facevano sbattere ignominiosamente dai mondiali di Pallone nonostante i loro esibitissimi "fisici bestiali", i toraci scolpiti, i tatuaggi DVX, le creste, gli orecchini e tutto il resto; e tichiquì, e tacalà, e a casina dal Brasil. I "nostri ragazzi". O vediamo ora se, finalmente, si comincia a fare un uso un pochino più parco di questo elementare aggettivo possessivo, ridotto oramai al rango di ammennicolo di un nazionalismo da quattro soldi bucati che annega regolarmente nel ridicolo.

Guardate quindi di pensarci due o tre volte, d'ora in poi, prima di definire "nostri" degli squallidi personaggi che sono, e restano, soltanto vostri. Sono vostri, e vostri e basta, quei putrefatti che sono andati in Brasile a esercitarsi a puntino nell'arte degli imbecilli, ovverossia i centoquaranta caratteri di Titti il Canarino. A proposito di Brasile, poi, mi piacerebbe sapere come si sentono ora quei patriòtti tricolorati che invocavano boicottaggi, guerre sante e altre forme di màschia & italica reazione ai tempi della vicenda di Cesare Battisti; la maschìssima reazione dell'armata inviata in Brasile la si è vista perfettamente, a cura dei "nostri ragazzi", e suggerirei caldamente agli starnazzatori di allora di cambiarsi nome. Non più "Forza Italia", ma "Forza Costarica". Non più "Fratelli d'Italia", ma "Fratelli dell'Uruguay". 

Com'erano tristi e contriti, i "nostri ragazzi", al termine della loro meravigliosa esibizione di forza; d'altronde bisogna capirli, con quella insopportabile temperatura da Valle della Morte (ben ventisette gradi!). Bisogna salvarli, ora. Anche se, è vero, per essere salvati a puntino ci avrebbero avuto bisogno, che so io, di due o tre fucili d'assalto; e che, invece d'essere allo stadio di Natal, sarebbero dovuti essere a bordo d'una nave da carico a sparare a dei pescatori disarmati. Così si fa! Suárez sgomita e tira i morsi? Una bella raffica tirata bene. Godín salta pronto a fare goal nella porta di "Bojachimmolla" Buffon? Lo si abbatte a fucilate. Però occorre fare di necessità virtù; non si possono avere sempre a disposizione dei nostri Marò, pronti per far la guerra all'India così come la si voleva fare al Brasile. Ora bisogna accontentarsi dei nostri Balò. Qualcosa di "nostro" va pur sempre trovata; qualcosa da salvare non la si nega a nessuno.

Così, oggigiorno, invece dei due veri italiani in divisa militare e armati fino ai denti, tocca salvare una venticinquina di raccattati che tirano (malissimo) calci ad un pallone; una congrega di twittatori unti di olietti vari, con le diete diversificate, i cuochi appòsiti, gli alberghi a dieci stelle, le findanzate e le mögli, i figli delle mödelle, il gossip, le Ferrari e le Maserati, gli ingaggi e pure le lagrimùcce quando vengono ridicolizzati dalla Costarica. Ma tutti uniti nel Tricolore. Tutti nel corazón del Presidiente. In fondo, a pensarci ben bene, la differenza è piuttosto poca; tutti nostri. Pardon: tutti vostri. Vi meritate sia Latorre che Balotelli. Sia Girone che De Rossi, peraltro noto fascistone. Siete sempre quelli eternamente pronti a dichiarare guerra al mondo per poi scappare su un camion travestiti da caporali tedeschi, da fucilatori di pescatori e persino da calciatori. I nostri Marò, i nostri Balò, i nostri Quattrò, i nostri Cogliò.