lunedì 8 luglio 2013

Il vizio del fumo


Fumare costa. Certo, con quel che ho avuto un par d'anni fa, una cosa del genere non dovrei neppure scriverla per ischerzo; ma è stato tutto inutile. Conoscendomi a sufficienza, non ho nemmeno azzardato i classici buoni propositi, neppure di fronte ai toni quasi minacciosi dei medici della riabilitazione cardiaca; sono stato ufficialmente riabilitato, mi sono sentito un po' tipo Bucharin cinquant'anni dopo ch'era bell'e morto, e comunque ho smesso di fumare le sigarette. Da due anni circa fumo dei cigarillos, marca "Che Sauvages", un mozzicone dei quali si vede nel portacenere nella foto (che svela al mondo anche la postazione di non-lavoro dell'Asociale). Sinceramente, ho un po' "composto" la foto; figuriamoci se tengo sul piccì un bicchierino con due gelsomini e la tessera sanitaria. Però il resto è veritiero, compresa la mia tazza con i Simpson; il computer mostra una pagina eBay in cui un tizio di Imola mette in vendita (a tre euri più spedizione) una scatola vuota di Che Sauvages; se non ci credete, andate a vedere qui.

Piena costa, da pochi giorni, sei euri e venti centesimi. Contiene venti cigarillos; prima costava cinque euri e novantacinque. Le mie quantità giornaliere sono estremamente variabili; ci son dei giorni che riesco a fumarne non più di cinque o sei, e dei giorni in cui me ne fucilo una scatola intera. In generale, d'inverno fumo molto di più; il che rende casa mia una ghiacciaia, perché fra fumo e gatto libero tengo due finestre aperte fisse, oltre ai finestrini soprapporta all'ingresso. Mi ci sono abituato; m'infilo tre maglioni e campo felice, almeno finché campo. Di conteggi mensili quanto al fumo non ne fo mai; sarebbe inutile, una perdita di tempo. Il sigaro mi ha fatto veramente dimenticare le sigarette; a volte ne fumo ancora qualcuna, perché le scatole dei "Che" non entrano di certo nelle macchinette e, a dire il vero, neppure si trovano da tutti i tabaccai. Ma mi fanno veramente schifo, oramai. Mi sono fatto una specie di "geografia" dei tabaccai che, a Firenze, vendono i Che; a sera e a notte ce ne sono soltanto due, di cui uno in un'area di servizio dell'A-11; va da sé che, da quando mi son ritrovato motorizzato a pie', non ci posso più andare.

Qualche giorno fa, sembra che il vizio del fumo abbia fatto una vittima non preventivata; non il solito cancro o il solito infarto, insomma. Non il "lento suicidio" di cui si legge sempre in lingua giornalese (accanto ai "freddati" e alle "giovani vite spezzate all'alba", insomma), ma un suicidio velocissimo. Si tratta di un giovanotto di ventisei anni, di professione muratore, che, in Brianza, si è sparato in casa sua. Causa presunta: ancora una volta la crisi. Lo scenario consueto dei "suicidi buoni", quelli senza più lavoro-senza futuro-senza speranza che si ammazzano per le lagrime di Repubblica  e per le "accuse allo Stato" il quale si lascia cortesemente accusare, con garbo e partecipazione, per poi escogitare, che so io, i decreti del fare e l'abolizione delle province. L'altro giorno ho immaginato che questo sia il primo passo: prima si aboliscono le province, poi le regioni e poi lo Stato intero. Si abolisce da solo. Si suicida anche lui per la crisi. Sai ganzo!

Insomma, tornando al povero giovanotto brianzolo che non trovava più lavoro, che non poteva essere più indipendente e compagnia bella (queste, naturalmente, sono le stronzate che si leggono sui giornali), mi ha particolarmente colpito una cosa dichiarata da un parente. Negli ultimi tempi, il ragazzo andava dicendo che "non poteva più nemmeno comprarsi le sigarette". Insomma, prima di arrivare a spararsi, che è comunque un gesto estremo, avrebbe potuto dire che non poteva più comprarsi da mangiare, o mettere venti euri di benzina, o ricaricarsi il telefonino, o andare al cinematografo o allo stadio; no. Come parametro dell'avvenuta sua discesa nel baratro, aveva scelto le sigarette. Il fumo, insomma. E il fumo bisogna comprarselo.

Ho perso un po' di dimestichezza coi prezzi delle sigarette, ma quando vo dal tabaccaio vedo che, più  o meno, si va dai quattro euri e trenta ai cinque a pacchetto. E il gioco è chiarissimo: nonostante le "campagne antifumo", in una situazione del genere la gente non smette di fumare proprio un cazzo. "Il fumo uccide", ma in un certo senso aiuta pure una variegata, e vasta, gamma di disgraziati a vivere; e si badi bene che, col termine di "disgraziati", io non intendo soltanto quelli per cause economiche. Tutt'altro! Quando, a un certo punto, le condizioni diventano tali che non ci si può più nemmeno permettere di spendere una decina di euri al giorno per comprarsi le sigarette, ecco che all'orizzonte si profilano la pistola, la corda insaponata o la finestra al quarto piano. E così si raggiunge finalmente l'ambitissimo scopo che l'umanità intera si è data: smettere di fumare.

Nonostante tutto, sembra che il bravo Preiti non abbia fatto granché scuola; e, così, le pistole sono tornate rassicurantemente ad essere rivolte verso se stessi. Questa storia delle sigarette brianzole promette di essere interessante e di aprire nuovi scenari; tirano un sospiro di sollievo quelli di Equitalia e delle banche, avete visto che non è sempre colpa nostra, non ci si ammazza soltanto per una cartella esattoriale o per un fido rifiutato, e magari Befera ora pensa a mettere aree fumatori negli uffici. Se potessi, piglierei quel giovanotto brianzolo e gli direi che, se era proprio question di fumare, avrebbe potuto arrangiarsi tranquillamente; come si faceva quando s'era poveri. O non si è poveri anche ora, come si legge un giorno sì e un giorno sì? Non si farà la rivoluzione, ma almeno ci si potrebbe comportare da poveri invece d'ammazzarsi perché non si hanno le sigarette da comprare. Dire di essere poveri mentre ci si comporta ancora come se si fosse ricchi non torna molto; si riapprenda dunque a fare i poveri, ché poi qualcosa succede. Invece di dar retta alle puttanate sulla ripresa e sul lavoro per i giòvani.

Per esempio, non s'ha da fumare? Non importa mica "comprarsele", le sigarette. Un po' si scroccano, certo; anche per la strada. Chiedere una sigaretta a un estraneo non è mica un reato, al massimo venti ti dicono di no ma uno prima o poi lo trovi. Poi si rifumano le cicche. Io non mi vergogno di certo di dir di farlo, anche se coi cigarillos è più semplice. Oppure si fa come i vecchi ciccaioli.

 
Il ciccaiolo andava per le strade munito di un bastone con un puntale, e a volte con una lanterna; col puntale infilzava le cicche belle "grasse" (cioè quelle di sigarette fumate poco, nelle quali c'era ancora parecchio tabacco) e le metteva in un sacco. Le disfaceva, raccoglieva il tabacco, e poi se lo fumava o lo rivendeva. In un periodo in cui è tornato molto in auge farsi le sigarette col tabacco sciolto e le cartine, si tratta di un antico mestiere che raccomanderei vivamente, per esempio, ai muratori ventiseienni disoccupati con propositi suicidi. E che non hanno più da fumare. Ce ne sarebbero parecchi, di codesti antichi mestieri, che dovrebbero essere riconsiderati attentamente. Ultimamente ho rivisto in giro, dopo decenni, negozietti dove si effettuano rammendi e piccole riparazioni di ogni tipo. Che ve lo ricordate quando si guastava il tostapane o il rasoio per una bischerata, e si buttava via tutto per ricomprarsi un apparecchio nuovo? Ora lo si fa riparare. 

Insomma, sarà meglio fumarsi le cicche raccolte per la strada, fregandosene degli acari, dei germi e del salutismo, oppure spararsi in camera a ventisei anni? Sarà meglio il suicidio lento, che una mia zia la volevan fare smetter di fumare a novantatré anni e aveva cominciato a dodici, o il suicidio veloce, 'ntrasatt'? Constato che non pensa mai abbastanza alla nostra salute lo stesso Stato che ce la leva ogni minuto, in forma di balzelli, di cacciabombardieri, di polizie, di scuoledìaz, di spread, di bombe sui treni, di qualsiasi cosa. Però vuole che smettiamo di fumare (vendendo per altro i tabacchi in regime di monopolio, e lucrandoci parecchio sopra perché i prezzi aumentano sempre per tutelare la salute, e mai per farci soldoni a palate da distribuire ai Batman vari). Sarebbe bene allora organizzarsi per andargli in culo, e non suicidarsi perché ti hanno ridotto a non poterti nemmeno più comprare un pacchetto di sigarette che costa oramai quanto due chili di pane, o come due di quei gratta e vinci coi quali lo stesso Stato spenna le pensionate al minimo. Bastone, puntale, lanterna e via. Tanto si muore lo stesso, e altro che di cancro.