venerdì 22 febbraio 2013

Strane creature



Maria Banuș, nata nel 1914 e scomparsa nel 1999, è stata una poetessa molto nota nel suo paese, la Romania. Di famiglia ebrea (il padre era un funzionario della banca Marmorosch Blank), compie studi universitari (dapprima in giurisprudenza, poi in lettere). Comincia a pubblicare poesie nel 1928, all'età di quattordici anni. Non è un esordio di poco conto per una ragazzina; la pubblicazione avviene infatti sulla rivista Bilete de papagal, diretta da uno dei più famosi e importanti poeti rumeni del '900, Tudor Arghezi. Si tratta di poesie che esprimono le confessioni e i sentimenti più profondi di un'adolescente; quella intitolata, inequivocabilmente, A quattordici anni, recita ad esempio: Io cerco proprio te, spirito della bellezza / Con la tenerezza e la durata di un fumo / E mi stupisco anch'io dello spazio che hai / Nel mia esistenza di adesso. Passa poi a collaborare alla rivista Azi ("Oggi"), con poesie che si distinguono per il carattere sentimentale e erotico; nel 1937 le raccoglie nel suo primo volume, intitolato "Il Paese delle Ragazze". Due anni dopo, però, Maria Banuș scopre le tematiche sociali e il movimento operaio, diviene attivista in organizzazioni antifasciste e simpatizza per il Partito Comunista fino ad iscrivervisi. 

Dopo la guerra e la presa del potere da parte dei comunisti, l'ex ragazzina prodigio viene accolta (fin dal 1945) nella Società degli Scrittori Rumeni; durante una sua seduta del 1948 esprime pubblicamente il suo accordo con un articolo del critico Sorin Toma, pubblicato in Scînteia (l'organo ufficiale del Partito Comunista Rumeno), intitolato "La poesia della putrefazione o la putrefazione della poesia", rivolto espressamente alla distruzione e all'eliminazione dalla letteratura rumena di Tudor Arghezi (vale a dire di colui che per primo aveva pubblicato, nella sua rivista, le poesie della Banuș quattordicenne). La storia si ripete con altri poeti e scrittori "indesiderati" (o "non omologati"), in favore dei quali la poetessa non muove un dito. Pubblica altre raccolte dedicate al periodo della guerra e alla lotta rivoluzionaria del Partito; svolge anche attività di cronista. Famosa la raccolta "proletcultista" Io parlo a te, America! (ma perlopiù si ignora se l'America la abbia ascoltata); una sua poesia, intitolata Il padrone, diviene lettura obbligatoria nelle scuole medie rumene.

Ritenendosi sicura e consolidata, Maria Banuș sente nostalgia per le sue prime poesie adolescenziali; ha ormai più di quarant'anni, ed è un'età a cui si ripensa alla propria prima giovinezza e ai suoi slanci. La sua storia viene qui captata da Juan Rodolfo Wilcock, che la racconta nei suoi Fatti Inquietanti: rivendicando le sue origini, Maria Banuș scrive infatti una poesia che comincia: Non smetterò, no, di cantare / Il lampo, il sole e l'amore adolescente..., "per poi affermare" -scrive Wilcock- "che queste erano le cose più belle del mondo. Fu immediatamente cancellata dal Registro dei Poeti; dopo qualche settimana venne però chiamata davanti alla presidenza del Consiglio dei Ministri, affinché facesse una ritrattazione. Maria Banush [Wilcock scrive il cognome secondo la pronuncia, ndr] ritrattò in questi termini:  'Ho dovuto trovarmi di fronte alla presidenza del Consiglio dei Ministri, in mezzo agli eroi, ho dovuto vivere attraverso ciascuno dei miei pori, imbevermi pienamente della bellezza e grandiosità dello spettacolo di quegli uomini, per comprendere il mio errore...' L'errore era forse stato quello di non scrivere come il poeta romeno Petre Sascu: ' È domenica; c'è molta gente al centro culturale / I contadini ascoltano, quelli che son potuti entrare. / Il presidente legge le ultime decisioni / Del Comitato Centrale, appena giunte dalla capitale.' "

Fin qui Juan Rodolfo Wilcock, che raccoglie e compila i Fatti Inquietanti negli anni '50 (furono pubblicati originariamente da Bompiani nel 1961, ma ristampati soltanto nel 1992 da Adelphi; credo di avere acquistato una delle primissime copie, o quasi, della riedizione). Nonostante la sentitissima ritrattazione, Maria Banuș non torna nelle grazie del regime, e nel frattempo è diventato segretario generale del Partito tale Nicolae Ceaușescu. I suoi libri vengono ritirati dalle librerie e dalle biblioteche pubbliche; contemporaneamente, però, all'estero si comincia a considerarla una "poetessa dissidente" perseguitata e le sue prime raccolte "adolescenziali" vengono tradotte in numerose lingue. Maria Banuș, alla fine, riesce a trasferirsi in Francia; nel 1987, Alain Bosquet, presentando un suo volume di poesie tradotte in francese, la paragona a Anna Achmatova e a Gabriela Mistral. Questo non poté saperlo, Juan Rodolfo Wilcock; era morto, praticamente dimenticato, a Lubriano in provincia di Viterbo, lo stesso giorno del rapimento di Aldo Moro, il 16 marzo 1978.