sabato 23 febbraio 2013

Neve



Anni fa, quando abitavo a Friburgo in Svizzera, si tennero le elezioni comunali e cantonali. E si tennero, se ben mi ricordo, un diciotto di febbraio o roba del genere.

Friburgo è una città abbastanza bizzarra geograficamente; sorge sì nella zona dell'Altopiano, ma praticamente dentro a un canyon scavato dal fiume Sarine (o Saane in tedesco; è una città bilingue). La "città bassa" (Basse Ville), quella in fondo al canyon e sulle rive del fiume, si trova ad un'altitudine di circa 500 metri; la "città alta", invece, arriva a sfiorare i mille. Io, che abitavo nella città alta, constatavo a volte che, verso ottobre o novembre, nella città bassa pioveva mentre dove stavo io si era già messo abbondantemente a nevicare. Direttamente alle spalle, inoltre, Friburgo ha una montagna di oltre duemila metri. Col prosieguo dei mesi la questione tra città bassa e città alta viene democraticamente risolta: entrambe vengono seppellite dalla neve, almeno fino a marzo per non dire ad aprile. Bisogna farsene una ragione.

Quella domenica delle elezioni comunali e cantonali fu, climaticamente, da tregenda. Aveva cominciato a nevicare di brutto dalla sera prima, senza mai smettere; e andò avanti per tutta la giornata. Ne venne giù circa un metro, e a vento; immaginatevi di sortire per andare a votare. La famosa "bise", il vento gelido della zona, imperversava; mettere il naso fuori di casa era semplicemente da pazzi.

Si recarono alle urne non più del 35% degli aventi diritto; vale a dire, vi fu un astensionismo del 65%. Una quota quasi paragonabile all'ottantatré per cento del Saggio sulla lucidità di José Saramago. Fu un'elezione storica nell'antica città degli Zähringen: dopo cinquantacinque anni ininterrotti di governo, la destra se ne andò a casa. Vinsero i socialisti. L'ex sindaco di destra avevo avuto occasione di sentirlo parlare brevemente al ballo in piazza per la festa nazionale del 1° agosto (faceva già un freddo da pelare, tra l'altro): aveva preso la parola per dire che quella era la festa di tutti, cittadini e immigrati, e aveva concluso: "Divertitevi tutti! Viva la Svizzera!". Che strano, strano paese, sapete. Non ci hanno nemmeno l' "allerta meteo"; inconcepibile.

Domani e doman l'altro ci sono le elezioni in Italia, e ci dicono che siano elezioni parecchio importanti. Andata com'è andata, stavolta tocca anche qui votare in febbraio; in Italia s'è sempre votato in primavera per non dire in estate (nel 1976 si votò il venti di giugno!), e il problema è sempre stato, casomai, se andare o non andare al mare. E c'è la neve un po' ovunque. Tutti preoccupatissimi per due fiocchi in qualche regione; ma dovrebbero stare tranquilli. Lo avranno comunque, il loro "parlamento" e il loro "governo"; su questo non ci può essere alcun dubbio. 

Anzi, io sono pure convinto che l'astensionismo non sarà neppure un gran ché; una quota normale, diciamo. Siamo onesti: quelli che non si recheranno a votare per scelta convinta non saranno poi moltissimi. In Italia, tra le tante categorie di cittadini assai pittoreschi, una assai consistente è rappresentata dai "disillusi" che dichiarano per cinque anni di fila, quasi ogni giorno, che "non si recheranno mai più a votare" e che, qualche giorno prima dell'appuntamento, trovano invariabilmente un motivo valido per recarsi al seggio. C'è sempre un "cambiamento" rappresentato da qualcuno; c'è sempre un' "ultima speranza" impersonata dal tizio di turno (il longobardo, l'imprenditore, il comico); c'è sempre una giustificazione all'undicesima ora, espressa magari raccontando tutta la propria complessa storia personale come preambolo.

Quindi, particolarmente gli ex "disillusi" faranno la fila alle sezioni elettorali, anche sotto un' eventuale bufera di neve. Terminate le elezioni, comunque vadano, torneranno a mugugnare per altri cinque anni (o comunque per tutto il periodo fino alle prossime elezioni); dichiareranno che è stata l'ultima volta, che sono sempre più disillusi, che in Italia non cambia mai nulla, che abbiamo una "classe politica" orrenda, che c'è la "casta" e via discorrendo. Oppure ci racconteranno, in modo anche sincero e commovente, di come abbiano smesso di votare vent'anni fa, ma che stavolta torneranno alle urne perché si presenta...boh, chissà chi ci sarà. Quest'anno tocca al comico, la prossima volta sarà un calciatore, un vetraio o un prete. Vattelappesca. Riempirà le sue piazze, dirà che "è finita", che tutto non sarà mai più come prima, che manderà tutti a casa. 

Però, ci mancherebbe altro, io non voglio affatto né demonizzare e né disprezzare chi, domani, andrà a votare per qualsiasi motivo. Mi porrei, altrimenti, sul solito piedistallo di chi "ha capito tutto", e su quel piedistallo io non ci voglio stare nemmeno per sbaglio. Di persone che "hanno capito tutto" ne ho conosciute fin troppe, e mi sono bastate. Ho cercato di dire delle cose, qui dentro e altrove, ad esempio sul perché si dovrebbe rifiutare fattivamente di partecipare alla periodica farsa "elettorale"; ma, alla fine, sono il primo a dire che ognuno fa ciò che vuole. Leggo qua e là che nella famosa piazza San Giovanni, a Roma, c'erano persino tanti "ragazzi dei centri sociali"; sono ben lungi dallo stupirmene. Sto da anni dentro un centro sociale autogestito e l'altra sera, mentre si preparava la cena, c'erano almeno tre o quattro "ragazzi" che dichiaravano entusiasticamente di andare a votare per Grillo. Vado da un'altra parte, e sento persino i CARC che invitano ufficialmente a votarlo (qui il comunicato ufficiale). Ho persone che considero amiche (e che non cesseranno di esserlo, se non per futuri e imponderabili motivi non legati a questo) che sono state folgorate dall'urlatore genovese e dal "movimento dal basso"; le cose stanno così, e non c'è quindi da stare in ambasce per un po' di neve. Tutti a votare, su; la Democrazia vi chiama, la Nazione ha bisogno di voi e non posso mica immaginare che tutti siano diventati "anarchici" all'improvviso. A proposito, sono più che certo che anche parecchi "anarchici" si faranno vedere ai seggi, in barba all'astensionismo tanto propagandato e dichiarato a gran voce.

A questo punto, non resta che arrendersi e aspettare quel che sarà. Quel che c'era da dire è stato detto. La celebre "crisi", l' "emergenza", lo "spauracchio della Grecia", le "famiglie alla fame", i "giovani senza futuro" e la "chiusura delle imprese" hanno partorito, come di consueto, un po' di fascisti, un santone capelluto venuto a miracol mostrare, la "gente dal basso" che preferisce la comoda e innocua urna alla scomodissima e pericolosa rivolta (cosa che Grillo, del resto, da ottimo imbonitore ha rivendicato), ciance sulla "politica e antipolitica" e persino una bella nevicata.

Del resto, tutti o quasi sono oramai perfettamente coscienti di prendere parte ad una recita. Sanno benissimo che le loro "speranze" e i loro "slanci" d'aver finalmente trovato chi interpreta "i sentimenti autentici" e le "istanze della gente" sono fuffa. Sanno benissimo che non si cambia nulla delegando la cosa a chicchessia; e, più che altro, sanno benissimo, nella stragrande maggioranza dei casi, che tutta 'sta gran voglia di "cambiamento" potrebbe essere very dangerous. Presupporrebbe, in un determinato momento, un punto di non ritorno. Qualcosa dalla quale non ci si può tirare indietro. E, allora, ogni volta s'aspetta un Grillo come la manna dal cielo. Qualcuno per il quale "valga la pena", qualcuno che "poi si starà a vedere". Per un determinato periodo si ammorbano i coglioni con la Grecia, con le "rivolte", con lo "spaccare tutto", con la "distruzione del sistema"; poi, venuto il momento, ecco spuntare la Luce. Improvvisa, folgorante, travolgente. Sarà per la prossima volta, d'accordo.

Che volete di più, tesori miei; non saprei proprio che dire. Mi raccomando però: copritevi bene e non buscatevi una bronchite. Non vorrei che, tra cinque anni, vi ritrovaste a dire che vi siete ammalati per il solito cretino che vi ha abbindolati proprio mentre vi preparate a rischiare un'insolazione, un diciannove di luglio, per il cretino successivo.

Nella foto: Anche lui era andato a votare per un comico, ma aveva sbagliato film.