giovedì 13 dicembre 2012

Piazza Dalmazia un anno dopo. Preghierine, ministri, musichette, espulsioni e fascisti a scorrazzàr.


Nella foto sopra: piazza Dalmazia, a Firenze, la mattina di un anno fa 13 dicembre 2011. Con i cadaveri a terra di Mor Diop e Samb Modou, i due immigrati senegalesi ammazzati dal nazista Casseri, membro attivo di Casapound.

Da un po' di tempo è entrata (in Rete e altrove) tra le varie mode alternative, o roba del genere, quella di dire di "essere contro gli anniversari"; la voglia di distiguersi in qualche modo, e di assumere le famose "posizioni originali" (una vera e propria droga di questo inizio di millennio), unita alla classica dose di finto cinismo che fa tanto figo, ne è senz'altro alla base. In casa mia, che è un buco, tengo tre calendari; senz'altro gli anniversari altro non sono che convenzioni. Ma sono tutt'altro che contro gli anniversari; mi è sempre interessato il tempo che passa, e soprattutto la maniera in cui passa in un dato luogo e in date circostanze, in seguito a un dato avvenimento.

Senza stabilire un pur convenzionale anniversario dalla strage fascista di Piazza Dalmazia, non sarebbe ad esempio possibile, oggi, camminare per il mercato di San Lorenzo senza avere una pur minima volontà di osservare. E si osserva, ad esempio, che in uno dei due luoghi della strage made in Casapound ci sono gli stessi senegalesi di sempre, che il comune ha risistemato (e forse addirittura aumentato) i cartelli con la scritta "ABUSIVI" e la foto proprio di senegalesi, e che il mercato di San Lorenzo è sempre più vuoto. Espulsione sia degli "abusivi" africani, sia dei bancarellisti "regolari", che peraltro vendono la stessa identica paccottiglia per turisti. Ai primi ci pensano le pattuglie dei vigili urbani "addestrate", dalle quali prima o poi spunterà fatalmente fuori un Amigoni fatto in casa; ai secondi ci pensa direttamente il "sindaco del bello", nonché trombato alle "primarie", nonché dioboy-scout o comunque lo si voglia chiamare. Aumentando a dismisura la tassa per l'occupazione del pubblico suolo, in modo da eliminare gradualmente il mercatino. La strategia è stata chiara: prima la "creazione del problema-abusivi", orchestrata dai potentati cittadini e dai loro media ("Nazione" e "Repubblica" in primis, gentilmente coadiuvati da vari altri fogli & foglietti oramai tutti scomparsi), con l'ovvia contrapposizione tra i "bravi lavoratori che pagano le tasse" e i "clandestini che li mandano in rovina"; poi i vari battage a base di degradi, paure, terrori e quant'altro, ingigantendo piccoli episodi senza nessun significato; infine l'unione tra ridicole considerazioni "estetiche" (una specialità di Renzi), la persecuzione giornaliera nei confronti degli "abusivi" e la cacciata dei "bravi regolari" che le tasse non possono più pagarle e, quindi, sloggiano. L'intento è anche fin troppo chiaro: quello di consegnare una zona centrale e appetitosa come S.Lorenzo a localini vari, wine bars, negozi di stracci a caro prezzo (quelli sulle bancarelle sono perlomeno stracci a prezzi abbordabili), uffici, appartamenti "di prestigio" e quant'altro. La cara, vecchia speculazione. La delocalizzazione degli abitanti nelle periferie sempre più estreme, e la trasformazione dei centri storici in Disneyland "monumentali" e supporti per banche, lussi, "intrattenimenti" vari e strutture per il turismo. A distanza di un anno dalla strage avvenuta anche a S. Lorenzo, la cosa è ancor più chiara. Basta andare a fare un giro, magari spostandosi poi nell'Oltrarno con il quale stanno cominciando a fare il medesimo giochetto, anche se forse con qualche resistenza in più.

E, così, eccoci arrivati a questo primo anniversario della strage del Casseri, iniziata in piazza Dalmazia. Mi si perdonerà se sembra che ne parli con scarsa partecipazione e poca "commozione"; in realtà è tutt'altro. Il fatto è che, a differenza di tanti che oggi sto leggendo, a Firenze ci sono nato e ci vivo; e non amo né i panegirici del tutto vuoti di senso, né le invettive contro Firenze e i fiorentini pronunciate dai classici, stupidi studentelli fuori sede. Amerei invece che chi parla di una città, Firenze o qualsiasi altra, lo facesse dopo aver osservato attentamente quel che vi accade; i suoi meccanismi, insomma. Le sue peculiarità e quel che invece ha in perfetta comunanza con altre situazioni; e Firenze avrebbe delle dimensioni tali da permetterlo. In generale, e a parte poche eccezioni, non si fa niente di tutto questo; ma continuiamo, visto che oggi è un anniversario, a camminare per il mercato di San Lorenzo.

Ci si accorge che esiste una qualche sparuta opposizione, più o meno organizzata; ed anche che, verso di essa, viene operata una quotidiana repressione. Era del tutto ovvio, e fin dall'inizio, che verso una strage chiaramente nata in ambienti dell'estrema destra sarebbe stata giocata la carta della "follia", del "gesto isolato di un pazzo"; così com'è altrettanto ovvio che, al massimo, se ne sarebbe fatto un discorso di generica "cultura", di "accoglienza", di "integrazione" e di altre cose del genere che permettono ai poteri di sviare la questione dal suo nucleo. Il nucleo è che, a Firenze come altrove, ai fascisti viene consentito di scorrazzare liberamente, di fare ciò che vogliono, di sentirsi ben protetti. Sul fatto che Firenze sia una città "antifascista" avrei parecchie cose da dire, ma parecchie sul serio; questo, soprattutto, perché Firenze si trova in Italia e l'Italia è e rimane un paese organicamente e preponderantemente fascista. Chi si dice antifascista dovrebbe smetterla una buona volta di cullarsi a base di "resistenza" ed altre cose; prima di tutto perché la resistenza armata la hanno fatta in pochi, e poi perché l'antifascismo attuale non è minimamente capace di opporsi in modo efficace al nemico. Ieri sera ero ad un'assemblea che si teneva a pochi metri da Piazza Dalmazia, e nel quartiere ho notato la quantità più che notevole di scritte "CASAPOUND" sui muri. Avete capito perfettamente: a pochi passi da dove il Casseri di Casapound, un anno fa, ha compiuto la sua strage. Se, invece, si continua a camminare per San Lorenzo, ci si può anche accorgere che, a non più di cinquecento metri da lì, in via Sant'Anna, è stata fatta aprire la nuova sede di Casapound. A pochi metri dalla Questura. Quasi ne fosse una filiale, e che tra fascisti e polizia esista questo tipo di relazione lo si vede benissimo in Grecia, dove i membri di "Alba Dorata" integrano le forse antisommossa elleniche nella repressione delle manifestazioni, mentre i poliziotti greci integrano e proteggono i picchiatori di Alba Dorata nei loro raid sanguinosi contro gli immigrati (cinque morti e numerosi feriti gravi a partire soltanto dal mese di agosto). Non è affatto da escludere che una cosa del genere possa avvenire anche qui, ma non si combatte agevolmente contro questo stato di cose da una posizione antifascista che è, vorrei ribadirlo brutalmente, minoritaria.

(Tra parentesi: Ieri sera, l'assemblea antifascista cui ho partecipato si teneva in una storica Casa del Popolo fiorentina, la SMS -Società Mutuo Soccorso- di Rifredi. La prima Casa del Popolo fiorentina, fondata nel 1883. La prima ad essere stata data alle fiamme dai fascisti nel 1921. Un luogo nel quale si sono svolte tutte le lotte antifasciste fiorentine durante la guerra e nel dopoguerra. Bene. Ieri sera, un'assemblea antifascista è stata fatta tenere in una specie di gelido tendone da circo, con una temperatura di due gradi sotto zero, perché le sale interne erano occupate da una lezione di tango argentino e da un'assemblea condominiale. L'antifascismo, come vedete, nel luogo che era storicamente uno dei più antifascisti di Firenze è stato relegato nel tendone dando la preponderanza alla scuola di ballo e alle diatribe condominiali. Tutto questo mentre si stava commemorando la strage di piazza Fontana a cinquanta metri dalla strage di piazza Dalmazia. Può bastare?)


Così, stamani, sembra che questo primo anniversario della strage di Piazza Dalmazia e San Lorenzo sia cominciato nel modo più classico, e che mette d'accordo tutti: con una preghiera. La preghierina non può mancare. Per una cosa del genere si concede gentilmente che sia addirittura islamica; per i restanti giorni si fa fuoco e fiamme contro la "costruzione della moschea", tuttora il centro culturale islamico si trova in una specie di fondo di magazzino in piazza de' Ciompi e non si ha notizia di altro. La preghierina, naturalmente, va benissimo a tutti. Il Casseri è scomparso del tutto dalle commemorazioni ufficiali, o al massimo lo si nomina genericamente come "un folle". Guai a parlare di fascismo; Casapound, in questi giorni, imperversa a Firenze con una sua iniziativa in stile albadoriano, l' "Economia Legionaria" (sic), stipulando convenzioni con esercizi commerciali di ogni genere per vendite a prezzi agevolati alle "famiglie in crisi". Quindi, diàmogliene pure di preghiere, islamiche, cristiane e di ogni religione. Stanno bene a tutti, senegalesi compresi.

Non si creda che la "Comunità Senegalese", a parte qualche rarissima eccezione, ne abbia fatto del resto un discorso di antifascismo. Non è bastato nemmeno che due dei loro siano stati massacrati da un fascista italiano, per smuoverli. Si usi quindi l'intelligenza, pur mantenendo tutta la rabbia e l'orrore per un fatto del genere, di non fare dei senegalesi ciò che non sono e che non vogliono probabilmente essere. Si riconoscono nella religione islamica, non nell'antifascismo. A Firenze sono guidati, o rappresentati, da una specie di intrallazzone istituzionale, tale Pape Diaw, che flirtava a suo tempo con Rifondazione Comunista e che ora, credo, sia in ambito PD; uno che lo scorso anno, nell'immediatezza della strage e quando parecchi senegalesi manifestavano intenti di rabbia e di rivolta, si è adoperato in tutti i modi per gettare acqua sul fuoco arrivando persino a dichiarare di essere pronto a "dialogare con Casapound". Ma vai a dialogare in culo, vai.  Per il resto, quei bravi figlioli (perché bravi lo sono, sul serio) pregano Allah per tutta una serie di cose, si fanno cacciare via tranquillamente con tutta la mercanzia dai parcheggi del policlinico di Careggi (dopo i regolari reportages sdegnati della "Nazione" e di "Repubblica"), si vedono riposizionare i cartelli "ABUSIVI" a San Lorenzo e, chissà, sperano che il loro Padreterno non mandi ancora sulle loro strade dei "folli". In Piazza Dalmazia ci hanno avuto la loro lapide comunale, sperano nei ricongiungimenti familiari e, come mi disse uno di loro che staziona a vendere troiai fuori dall'Esselunga dell'Isolotto, "prego per i miei fratelli ma non ci posso fare nulla, mi dai cinque euro per una ricarica Wind?"

A Firenze come altrove, ogni giorno, va avanti la caccia all'antifascista, all'antagonista, al centro sociale; oggi, in piazza Dalmazia, ci sarà prima un presidio con minacce di pigliarsi anche la neve sul groppone, e poi un corteo. Ci andrò, ma ci andrò con queste precise cose in mente. Senza alcuno "sfavamento", ma tenendo esattamente conto della realtà. Realtà che mi dice che, nella giornata di oggi, a Firenze sarà tutta una sfilata di ministri, italiani e senegalesi. Tra quelli senegalesi c'è pure, pensate un po', il cantante Youssou N'Dour. Infatti la giornata si apre con la preghierina e si conclude con l'altrettanto immancabile musichetta. Il mega-concerto al "Mandela Forum" intitolato "Jokko", che vuol dire non mi ricordo che diavolo di cosa simbolica in lingua wolof. E dopo l'unione mediante qualche iddìo, quella mediante qualche musica. Balli, sette note, canzoni, e così l'atmosfera idilliaca da contrapporre alla "follia" è già bell'e pronta, con i famosi "perché non accada mai più" fino alla prossima volta, dato che gli autori della strage son belli tranquilli, fanno le scritte sui muri e l' "Economia Legionaria", si bevono il caffè e se magnano le pastarelle assieme agli amici e dirimpettai questurini, si presentano alle elezioni, incassano fiori di milioni dai borgomastri e fanno soldi a palate in altre ribelli e non conformi maniere. Possono fare i "fascisti del terzo millennio" perché gli antifascisti del secondo, che non erano poi così tanti comunque, non ci sono più. Ma sì, dai, meglio cantarci e ballarci sopra, ai cadaveri di quei due disgraziati; dopo averci pregato addosso, è quel che ci vuole. Per quel che mi riguarda, invece, avrei voglia di mandare in culo sia quel dio, sia quella musica di merda; ma non si può, ci mancherebbe. Rovinerei la festa.