mercoledì 14 novembre 2012

Storia di un uovo


Salute a voi. Sono, o meglio ero, un uovo. 

Ora, non sto nemmeno a dirvi se dentro di me c'era o ci sarebbe stato un pulcino. In teoria, un pulcino dentro un uovo c'è sempre; basta che mi si covi invece di tirarmi addosso a una banca. La questione non si pone, comunque; i pulcini non sono in via di estinzione, e ad ogni modo noialtre uova siamo piuttosto abituate a finire affrittellate, o sode, o comunque rotte e battute per fare una bella frittata. Si può, quindi, finire tranquillamente anche spiaccicate su una banca anche se, francamente, avrei preferito sfamare qualche cristiano. 

Non mi si fraintenda, per favore. Non mi stanno di certo simpatiche le banche, anche se questi termini troppo generici cominciano a starmi un po' sul gozzo, pardon, sul tuorlo. Sono anche perfettamente conscio della sim-bo-li-ci-tà dei gesti, a modo mio sono pure indignado e il mio spirito di sacrificio non è in discussione. Spiaccicatemi pure addosso alle vostre banche, ai “sindacati”, ai poliziotti, a chi e cosa vi pare. Però qualche cosa mi sarà pur permessa di dirvela; insomma, a farci tirare tocca sempre a noi e qualche piccolo diritto in base alla Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell'Uovo lo avremo senz'altro. 

Dunque, oggi c'è uno sciopero. Europeo, addirittura. E “generale”. Poniamo che, un bel giorno, si indica lo sciopero generale europeo delle uova; io sono certo che lo organizzeremmo ammodino. Generale sul serio. Ci rifiuteremmo di uscire dal culo delle galline, perché è una cosa che riguarda tutti e tutte. Mica uno sciopero “generale” organizzato soltanto dalla Confederazione Generale Italiana dell'Uovo o dai Cobas Egg; per un giorno, niente uova. E basta. Sempre così; pur in una situazione come questa, si continua a far credere che gli scioperi siano “generali” quando sono invece promossi solo da alcune “sigle”. Tanto, comunque, ci siamo noialtre che facciamo da bosco e da riviera; il gran corteo de' lavoratori (de' precari, degli studenti, de' chissacchì) passa davanti alla “banca” e l'indignazione e la rabbia si manifestano tirandoci addosso a dei muri o a delle vetrine. Immagino quanto quei muri e quelle vetrine soffrano, e anche i gran danni prodotti. 

Ora, certamente, sono ben consapevole del fatto che, in questi particolari frangenti, anche tirarmi addosso a un muro è pericolosissimo per chi mi tira. Dopo due minuti partono già i messaggi in cui li si accusa di “squadrismo”. Dieci minuti e si attiva la DIGOS con i filmati. Mezza giornata e si sa già chi mi ha tirato. Un mesetto e si finisce in questura o anche peggio, vale a dire a mangiare le uova di casanza. Basta questo, no? Eppure lo sapete. Si finisce in questura o in galera (e accusati delle peggiori nefandezze dai servi dei giornali) per avermi tirato su una parete durante una passeggiata di massa in centro (leggasi: un corteo), il quale viene immediatamente etichettato come “pieno di violenti e facinorosi”. Violenti voi? Facinorosi addirittura? Ma li avete presenti i violenti di quelli seri, o i facinorosi che addosso alle “banche” (e a diverse altre cose) tirano qualcosa di leggermente più dannoso? Che so io, tipo in Grecia? Va bene, ok, la Grecia è sempre il solito esempio. Che palle, 'sta Grecia. Forse sarà perché in Grecia, oramai, si crepa di fame; noialtre uova scarseggiamo parecchio, e i greci preferiscono mangiarci invece che indignarci addosso ai muri, ai parlamenti e agli sbirri. Addosso a questi ultimi tirano bottiglie, sembra. L'altra sera, mentre nel “parlamento” stavano decidendo l'ennesima affamata generale (quella sì che è generale sul serio, mica i vostri “scioperi”), un lato intero di un'enorme piazza è stato letteralmente smontato. Gente incazzata nera e, magari, disposta a rischiare parecchio perché non ha più nulla da perdere. Gente disposta a tornare nel '900, altro che “futuro”; e mi sembra parecchio strano che sia un uovo come me a dovervi dire di guardar bene che ne è stato di quel famoso “futuro” di cui vi cianciavano e continuano a cianciare. 

Bisognerebbe anche che guardaste bene le vostre “passeggiatine generali” a base dei vostri sindacati e del vostro lavoro di merda. Le vostre “giornate europee”, ma andate in culo (mi intendo bene della cosa!) voi, le vostre giornate e la vostra Europa. E i vostri striscioni. “Gli studenti rifiutano i sacrifici”. “Vogliamo il lavoro”. Ecco, voletevelo pure, il vostro “lavoro”. “Salviamo il diritto di imparare”; uh che bello! E mi raccomando, isolare i violenti. Respirare sempre una sana aria di “legalità”, ché una passeggiata legale durante una “giornata” o un “day” è tutto quel che sapete fare. Pardon, dimenticavo; bisogna provare il brivido del rischio. E qui entro in ballo io. Mi tocca. Mentre i trenta, cinquanta o centomila passeggiatori sfilano per ribadire (si ribadisce sempre, come è noto) la necessità di una rete europea (forse si voglion dare alla pesca?), mentre intervistano un entusiasta sindacalista che cinguetta sulla “bellissima giornata per i diritti e la democrazia”, da borse e sacchetti si tiran fuori le uova. Da parte di una sparuta minoranza di provocatori, va detto. Io ho terminato la mia esistenza grazie a uno sparuto; magari lui la terminerà con uno sparo. 

 Ma che cosa credete di fare, a andare dietro a questi qua? Ci avete da volere il lavoro, l'occupazione, il diritto allo studio? E chi ve l'ha detto che sia un diritto? Ora, non è che noialtre uova ci distinguiamo per vasta cultura e siamo coscienti dei nostri limiti; però che si senta mai una volta rivendicare il diritto inalienabile a non lavorare. E anche a non “studiare” all'unico scopo di infilarsi nel lavoro e nel “mercato”. Il diritto ad attaccare finalmente le basi di tutto questo, non la vetrina di una vaga “banca” che, là dentro, continua a bancare come sempre. Il diritto e il dovere. In tal caso sarei disposto a dare un po' più volentieri il mio contributo, magari riempito di acido cianidrico che può rappresentare un validissimo antidoto contro le armi da guerra di quei signorini là di fronte, di quei “figli del popolo”. Ma state tranquilli; come sempre non ci tireremo indietro (anche per il non indifferente fatto che non siamo nate come boomerang). Il diritto e il dovere della rivolta, anche se la rivolta ha sempre un carissimo prezzo. D'altronde, considerate quello che state, tutti, già pagando; pagandolo, per giunta, oramai al di là di tutto ciò che sarebbe possibile. Pagandolo in termini di menzogne alle quali, peraltro, la maggior parte di voi è prona a credere bovinamente; menzogne che non provengono soltanto dalle “banche” o dal “potere”. Provengono, anzi, sempre più spesso proprio da chi vi organizza le passeggiate con gli striscioni, per tenervi buoni buoni e nell'alveo

Bene. Mi sa comunque che non ho troppa scelta. Ho dovuto, come tanti miei fratelli e sorelle (siamo tutte due le cose, noialtre uova: fratelli al singolare e sorelle al plurale), descrivere la consueta piroetta prima di finire contro la vetrina di qualche “Credito”; spero soltanto che qualche mio fratello/sorella, abbia avuto più fortuna di me e sia atterrato sul muso della Camusso o perlomeno di qualche professionista del corteino. Possibile, però, che nella gran calca qualchedun altro si sia spiaccicato addosso allo studente “senza futuro”, all'esodato, all'esondato maremmano (c'erano anche loro in corteo, sembra, perlomeno a Firenze) e magari anche all'anarchico che, anche stamani, è andato comunque al corteo per scriverne poi peste e corna sul blogghino d'ordinanza, fra la biografia del pugile e la foto di una guerra lontana. Da piccolo, appena uscito dal deretano della mia gallina, mi avevan detto che avrei dovuto accettare con dignità di finire alla coque o in un cucchiaio con sale e limone, “all'ostrica” come si dice. Mi è toccato finire addosso a una banca per rivendicare il “lavoro” o il "diritto allo studio" di chi mi ha lanciato. Sic transit gloria ovi. Ma chissà, forse da qualche parte è già nato qualche pulcino Kanellos.