mercoledì 10 ottobre 2012

Scontro tra titani


Oggi si è verificato un autentico scontro tra titani: l'ad della "Fiat", S. Marchionne, e il sindaco di Firenze, M. Renzi. Su entrambi questi due personaggini avrei normalmente ben poco da dire, a parte il desiderio d'infilar loro un palo nel culo, previo arroventamento della punta,  e rigirarlo ben bene, con studiata lentezza e costruttiva crudeltà. A modo loro, sono lo specchio perfetto della proterva nullità della classe dominante di questo paese, due incapaci che una semplice logica (derivata dall'osservazione e dall'analisi delle loro azioni, ognuno nei rispettivi campi di applicazione) vorrebbe liquidati con la loro immediata riduzione a vuotacessi. Due tasselli della totale rovina civile di questo paese, che dovrebbero semplicemente essere spazzati via, senza tante cerimonie. 

Nel titanico scontro odierno tra i due (uno dei quali, il Renzi, fino a poco tempo fa era "schierato" con l'altro), sembra però che il Marchionne, per ribattere all'altro che lo aveva accusato di non so che cosa, abbia usato parole sprezzanti nei confronti della città di Firenze, di cui il Renzi è podestà. La avrebbe definita "una piccola e povera città". Ora, sarà bene chiarire subito un fatto: chi scrive è totalmente alieno da campanilismi provinciali e da idiozie del genere. Sono anzi sempre stato ben conscio dei limiti e dei difetti congeniti della città in cui abito e sono nato, non risparmiandole mai critiche e ironie. Mi ha sempre fatto orrore una certa "fiorentinità" becera e stupida, che peraltro ritengo la negazione perfetta di quel che più vero ed autentico esista e resista ancora da queste parti. 

Con tutto ciò, sentir definire Firenze una "povera e piccola città" da parte di uno scalzacani come Marchionne, è un po' troppo persino per il sottoscritto. Non vorrei ovviamente insistere sulla palese incultura, sull'ignoranza abissale e sulla vuota sicumera di questo miserabile; sono tutte cose per le quali non importa certamente insistere, e già ampiamente testimoniate da tutta l'attività che svolge. Non intendo certamente ricordare che costui è nativo della ricca e grande città di Chieti, la quale spero verrà ricordata in futuro per aver dato i natali a ben altre figure come il grande Ramiro Ortiz, capace di scrivere indifferentemente bene in italiano e in rumeno, oppure l'altrettando grande (in tutti i sensi) Domenico Chillemi, il blogger che ha saputo coniugare il basket, la chitarra e la matematica. Sapendo che Marchionne è "naturalizzato canadese", paese di cui ha la cittadinanza (e Iddio volesse che vi restasse definitivamente, trasportandovi magari anche quella merda di "Fiat"), riesco con molta difficoltà che la condivida con un Leonard Cohen. Con ancor maggiore difficoltà riesco a concepire che le parole che oggi ha pronunciato su Firenze provengano dal bugiardo matricolato della "Fabbrica Italia"; ma la linea ininterrotta di capolavori che vanno dalla Duna alla Stilo per approdare alla Grande Punto e alla "Nuova Panda" possono bastare a qualificare lui e un'intera classe "imprenditoriale" e capitalista italiana che riesce ad essere anche più brutta di una Duna e più inutile di una Stilo.

Ci terremo sicuramente i nostri difetti, quaggiù a Firenze, assieme alle nostre bellezze e bruttezze e assieme alla nostra storia, che non si baratta con niente. Ci terremo anche, speriamo per molto poco, quella specie di "sindaco" cui auguro sinceramente di vincere le sue "primarie" in modo che si levi dai coglioni; addirittura sono tentato dall'andarci a votare per lui, alle "primarie", a squisita presa di culo e con il preciso intento di cambiargli destinazione d'uso e di metterlo in vendita, come ha fatto ad esempio per il CPA. Ci terremo anche il fatto che si sia pronunciato a proposito di Firenze un pulloverino con niente dentro, né di teatino né di canadese. Un povero e piccolo pezzettino di merda che non sa fare nemmeno il capitalista, sebbene incensato e foraggiato, sebbene gli sia stato permesso tutto. Uno stupido buzzurro cui è da augurare soltanto di scomparire assieme alla sua genìa di tecnocrati e alla sua fabbrica di orrori; non si dice a caso tu se' più brutto della Multipla.