mercoledì 14 marzo 2012

Morire dal ridere


"Come augure, Calcante non teme alcun rivale", dice l'Iliade. C'è da crederle; Calcante Testoride aveva ricevuto il dono della profezia direttamente da Apollo, e si era dato da fare sul serio per mettere a frutto quel suo dono. Fu lui a far sacrificare Ifigenia dal padre Agamennone, dato che quest'ultimo aveva offeso Artemide e doveva placarne l'ira (a quel tempo, come si sa, gli dèi erano particolarmente suscettibili). La flotta greca si era radunata in Aulide e, per avere venti propizi nella navigazione verso Troia, Artemide aveva senz'altro voce in capitolo. Calcante annunciò poi agli Achei che Criseide, schiava e concubina dello stesso Agamennone, doveva essere restituita al padre per far sí che Apollo fermasse la pestilenza che aveva mandato loro come punizione; ne nacque la lite furibonda tra Achille e Agamennone, che peraltro è il principale argomento dell'Iliade.

Secondo alcuni, Calcante Testoride morì di vergogna per essere stato sconfitto da un altro indovino, Mopso, in una gara di divinazione. Ma un'altra versione narra che l'indovino si ammazzò letteralmente di risate. Si era infatti spinto a predire il giorno esatto della propria morte; una volta arrivato tale giorno, però, nada de nada. Proprio nessuna avvisaglia della presunta morte imminente. Gli venne però una specie di crisi isterica, dovuta alla fallita profezia; crisi che si manifestò con risate convulse che lo uccisero. Insomma, ci aveva visto giusto anche quella volta!

Se Calcante è una figura mitologica, il filosofo e matematico Crisippo di Soli è invece un personaggio pienamente storico. Era nato a Soli, in Cilicia, tra il 277 e il 281 prima di Cristo; morì a Atene nel 208 o 204. E' considerato il sistematizzatore delle dottrine stoiche (in ben 700 opere!) e un contributore importantissimo nel campo della logica delle proposizioni. Passò la vita a scrivere come un forsennato: si disse che non avesse trascorso un giorno della sua vita senza aver scritto almeno 500 righe. Aveva un'altra curiosa "specialità": quando si ritrovava impegnato in una disputa, si divertiva a sostenere entrambe le posizioni facendo ammattire tutti quanti. Gli fu fatale il proprio asino. Gli aveva dato da bere del vino, e l'asino ubriaco si era messo a ingozzarsi di fichi. Crisippo non resse alla scena comica: schiantò dal ridere.

E di morti dalle risate, veri, ce ne sono stati sembra diversi. Il 31 maggio 1410, il re di Aragona Martino I, che era detto L'Humà (L'Umano) o L'Ecclesiastico, si fece delle belle risate a crepapelle dopo un lauto pranzo. A crepapelle sul serio, dato che la sua pelle e tutto il resto creparono assieme a lui, sebbene con il gentile aiuto di un'indigestione. Nel 1599 un mercante italiano che si trovava nel regno di Birmania raccontò al re, Nandabayin, che Venezia era "uno stato libero senza un re". Il sovrano, sentendo tale racconto, fu colto da una crisi irrefrenabile di riso che lo uccise in pochi minuti. Stessa sorte toccata nel 1660 al primo traduttore in lingua inglese di Rabelais, l'aristocratico Sir Thomas Urquhart of Cromarty: alla notizia che Carlo II era stato restaurato nel trono dopo tutti gli sconquassi cromwelliani, si sbellicò dal ridere fino a morirne.

L'Inghilterra è considerata patria del sottile umorismo (quello "britannico", ovviamente...), ma le crisi di risatone sguaiate sembrano mietervi parecchie vittime. Nel 1782, infatti, una tale signora Fitzherbert stava assistendo, in un teatro londinese, alla rappresentazione della famosa Opera del Mendicante, la commedia satirica di John Gay che un paio di secoli dopo avrebbe fornito a Bertolt Brecht il materiale per l'Opera da Tre Soldi. Quando l'attore Charles Bannister fece il suo ingresso in scena nel ruolo di Peachum, la signora Fitzherbert fu scossa da una risata talmente prolungata e inarrestabile da scatenare la riprovazione del pubblico, e fu buttata fuori dal teatro. Tornata a casa, la signora continuò a ridere per tutta la notte e per tutto il giorno successivo, morendo la mattina dopo mentre ancora rideva.

Roba di secoli fa? Forse qualcuno si metterà a ridere, ma non è proprio così. Ancora in Inghilterra, e più precisamente il 24 marzo 1975, Alex Mitchell, un muratore di una cinquantina d'anni di King's Lynn, nel Norfolk, stava guardando in televisione uno sketch dei "Goodies". I Goodies era un trio di comici, Tim Brooke-Taylor, Graeme Garden e Bill Oddie, che negli anni '70 e '80 proponeva commedie e scenette assolutamente surreali. La sera del 24 marzo 1975 la BBC stava trasmettendo un episodio intitolato Kung Fu Papers, nel quale Tim Brooke-Taylor, vestito da scozzese con tanto di gonnellino, si difendeva a colpi di cornamusa da Bill Oddie vestito da sanguinaccio in quanto maestro dell'antica arte marziale lancastriana dell'Ecky Thump (che si può tradurre come "botte-da-orbi").


La moglie di Alex Mitchell, che guardava la tv assieme al marito, raccontò che il pover'uomo si mise a ridere come un ossesso andando avanti per venticinque minuti, finché non si accasciò morto sul divano per un infarto secco. La signora scrisse poi ai Goodies, ringraziandoli per aver reso così divertenti gli ultimi momenti di vita del consorte; la quale, mi sia permesso di aggiungere, è una dimostrazione inarrivabile di humour britannico!

Tra parentesi, i Goodies si "rifecero" un paio d'anni dopo: dopo una morte, una nascita. Il 1° novembre 1977 una signora 32enne di Leicester, incinta di nove mesi, stava guardando l'episodio Alternative Roots. Anche lei si mise a ridere come una matta, e fu colta dalle doglie esattamente in quel momento. Si rifiutò però di essere portata all'ospedale finché non fosse terminato lo sketch, con una bambina (chiamata Ayesha) che stava già uscendo. Tutto andò benissimo, e Ayesha nacque con la mamma che rideva ancora. Il parto più allegro del mondo!

Il 26 luglio 1989 un audiometrista danese, Ole Bentzen, morì sempre alla tv mentre guardava Un pesce di nome Wanda. Sembra che le sue risate fatali siano durate per tutto il film, facendogli balzare il battito cardiaco prima a 250 e poi addirittura a 500 (in un altro film da scompisciarsi, Balle spaziali di Mel Brooks, questa sarebbe stata chiamata ludicrous speed, "velocità smodata", nella famosa scena in cui Rick Moranis si stiànta alla frenata dell'astronave, con in testa un elmetto che fa già pisciare addosso di per sé a vederlo). Ole Bentzen non resse: arresto cardiaco, e via a misurare l'udito nell'aldilà.

Ancora nulla rispetto a quanto capitato nel 2003 a un gelataio thailandese di 52 anni, Damnoen Saen-um. Si mise a ridere nel sonno, con sua moglie che tentava inutilmente di svegliarlo. Dopo due minuti di risate incessanti, il poveraccio smise di respirare: una combinazione letale di infarto e asfissia. Nessuno potrà mai sapere che cosa stesse sognando, ma è una cosa cui stare estremamente attenti. Capitasse, che so io, di sognare Mario Monti che fa piedin piedino alla Camusso, o il procuratore Caselli che parla di arresti per fatti specifici, o Ignazio La Russa che si immola eroicamente a Kandahar, o due imbecilli che sparano a dei pescatori scambiandoli per pirati.