domenica 5 febbraio 2012

Firenze antifascista



Trenta, trecento o tremila che fossimo, ieri pomeriggio. Mentre, a poca distanza, si stava svolgendo l'annuale parata dei fascisti del terzo millennio, a base di "tricolori", di mistificazioni e di blindature poliziesche. In questi ultimi tempi ho sentito parole molto dure su Firenze, e in parte le condivido. Per l'altra parte, invece, non le condivido affatto; per esempio, mi piacerebbe sapere dov'erano, ieri, tutti quelli che sbraitano tanto, che hanno sempre pronta la critica sferzante, il "città di merda" d'ordinanza e la sentenza da sputare. Mi viene a mente un ragazzetto con accento settentrionale, che prese la parola dopo la manifestazione immediatamente susseguente ai fatti del 13 dicembre, in piazza Dalmazia; dopo essere rimasto due o tre anni a Firenze, e in procinto di lasciarla, si sentiva in grado di emettere dei giudizi tanto stupidi quanto inconcludenti. E ne ho sentiti parecchi di questo genere, tutti invariabilmente da parte di persone che ieri non ho visto. Ecco, di queste "critiche" qui, di queste "analisi" e di questa gente non sappiamo più che farcene. Non solo non ne sanno e non ne hanno capito un cazzo, di Firenze; ma quando c'è da fare antifascismo, e c'è da farlo proprio mentre i fascisti sono tutti belli là, a cinquecento metri in pompa magna, in un quartiere che la questura ha chiuso appositamente per loro, loro se ne stanno al calduccio, nelle casette, a scrivere merdate su Facebook e a pascersi della loro beata inutilità. Ma vadano tutti a farsi fottere, loro e le loro "critiche"; quando però c'è da smuovere il culo, da fare militanza, da fregarsene dei sei gradi sottozero e da rinunciare a qualcosa, come se ne stanno tutti quanti rinchiusi a fare altro. Poi, però, il giorno dopo rieccoli tutti a lamentarsi che questa è una "città morta", "bottegaia" e "ipocrita". E lo è, sicuramente; ma lo è tanto più, quanto più l'antifascismo e l'opposizione antagonista ad una realtà specifica e generale vengono demandate esclusivamente a comodissime e innocue geremiadi internettare, a "filosofie" e avvitamenti verbali che generano soltanto ulteriore confusione, a "durezze e purezze", a paragoni con trenta o quarant'anni fa.


Comodo e carino scendere in piazza in dieci o quindicimila, magari assieme pure alle istituzioni, una settimana dopo che i senegalesi sono stati massacrati da un fascista; ancor più comoda la memoria nell'immediato, col sangue ancora non completamente cancellato dall'asfalto. Ieri, invece, c'era da farlo a quasi due mesi di distanza, e proprio mentre quella Casapound che tutti, a parole, vorrebbero far chiudere, se ne stava sfilando per il viale Milton insieme a alcune centinaia di pezzi di merda d'uguale risma. Capito, bellini? Non soltanto non chiude affatto, ma sfila e va a deporre le coroncine di fiori ben protetta da un esercito di questurini, di carabinieri, di finanzieri, di vigili urbani. Col PDL che "prende le distanze", ma che ci sfila assieme proprio come li fa entrare nei consigli comunali e in altre istituzioni, nelle proprie liste.

Ci hanno sempre qualcos'altro da fare, 'sti grandi antifascisti da social network , ivi compresi quelli che si fanno levare dai blogroll perché non vogliono che le loro faccine di culo e le loro barbine di merda stiano in compagnia di persone sgradite (che magari definiscono "fasciste", ma che ieri a farsi il culo c'erano); ivi compresi quelli che ogni giorno sputano veleno su chi l'antifascismo cerca di farlo, e di farlo scomodamente, e di farlo rischiando perché -chissà se lo sanno- sull'antagonismo e sull'antifascismo fiorentino e di qualunque altra città si è scaricata ultimamente una repressione senza quartiere. Sempre pronti a applaudire quelli che danno fuoco agli autoblindo, ma rigorosamente da casa. Tutti NO TAV, ma la Valsusa l'hanno vista solamente in cartolina. Tira via la Valsusa, che è tanto lontana; ma piazza Dalmazia? Eppure ci eravamo anche ieri, in Piazza Dalmazia. Non potevamo essere altro che lì, e non perché la si vuol far diventare un "simbolo" o un feticcio. Ci eravamo perché due mesi fa, due cazzo di mesi fa e basta, un fascista di Casapound è arrivato per uccidere. Ci eravamo perché gli stessi fascisti sono già riusciti agevolmente a cancellare ogni cosa, e addirittura a farsi passare da "vittime". Ci eravamo perché sono gli stessi fascisti di sempre, servi armati del potere, strumento di controllo e repressione, esecutori di ordini, falsificatori ben foraggiati e ancor meglio protetti.


C'eravamo, in piazza Dalmazia, dicono in trecento. Quegli altri sono stati aumentati per decreto: fino ad un certo punto, sui giornali online dicevano che erano in sessanta o giù di lì; dieci minuti dopo, gli stessi giornali dicevano che erano in cinquecento. Ovviamente non lo possiamo sapere quanti fossero davvero; non potevamo nemmeno sognare di avvicinarci. Simpatici, questi ribelli non conformi, che per sfilare una volta all'anno a Firenze lo devono fare superblindati dalla polizia, in un quartiere che viene appositamente isolato dal resto del mondo. Lo ha riconosciuto del resto la stessa Giorgia Meloni, che anche ieri doveva venire ma che è stata bloccata dalla neve (i meloni sono rimasti in frigo, sennò marcivano!): questo succede soltanto a Firenze. Se ne lamenta parecchio, l'ex ministronza; ma almeno in questo dice la verità. Potrebbero tranquillamente, i suoi camerati, andare a "manifestare" per le foibe in qualsiasi altra città, certi di non avere problemi: a Milano, a Roma, a Napoli, a Bologna, a Palermo. Solo a Firenze sono costretti a farlo previa protezione in forze della questura, e solo a Firenze ogni anno viene organizzato un controcorteo antifascista che riesce a portare in piazza trecento persone in una giornata come quella di ieri. Perché bisognava che ci foste, cari i miei antifascisti riscaldati, per sentire davvero com'era. Qualcuno diceva giustamente che sembrava, per il clima, una manifestazione a Mosca contro Putin; da rassegare vivi.


Da Piazza Dalmazia volevamo andare in Piazza della Costituzione, proprio di fronte al "Largo Martiri delle Foibe" dove si sarebbe concluso il corteo dei ribelli tricolorati. Avevamo già tutto pronto per far sentire a quei damerini qualche bella cosina sparata da un impianto di amplificazione a ottantamila decibel; di più non si poteva pretendere, dato lo spiegamento di polizia degno di un colpo di stato. Perché da queste parti va così: per proteggere adeguatamente un centinaio di fascisti, un bozzolone di Scandicci che in una foiba occorrerebbe pigiarcelo a forza da quant'è grasso, e qualche altro mangiaspaghetti commemoracecchini, non si bada a spese. Volevamo mandargliela di traverso, la passeggiatina coi loro tricolori di merda e con la loro "superiore coscienza di popolo". Visto che ci avevano, come sempre, lo striscione con su scritto "io non scordo", volevamo appunto far loro ricordare che non sono altro che una mànica di topi di fogna e che in questa città continua a non esserci trippa per gatti, nonostante un'attuale amministrazione comunale che è pienamente degna di loro e che, non a caso, hanno lodato con calde parole (specialmente nella figura di un'assessore, tale Di Giorgi, la stessa che voleva sottoporre gli insegnanti ai test antidroga).

Non ce lo hanno permesso. Siamo arrivati in fondo a via del Romito e ci hanno fatto voltare indietro. Per forzare un blocco di polizia bisogna essere in tanti, tanti e tanti. Ben più di trecento. Non siamo potuti andare in quella piazza dedicata, per sublime ironia, alla Costituzione; quella cosa, come è noto, che proibirebbe la ricostituzione del partito Fascista eccetera. In piazza della Costituzione c'erano, invece, i fascisti ricostituitissimi, compresi i massacratori di senegalesi; e c'erano perché le forze dell'ordine avevano deciso che ci stessero loro, e non gli antifascisti. Per favore, non ci venite più eccessivamente a caramellare la minchia, con questa Costituzione; e le piazze riservate ai fascisti chiamatele, che so io, del Corporativismo o Giovanni Gentile. Almeno evitereste di queste prese per il culo fenomenali. Andateci voi dal vostro "presidente" Napolitano, a dirgli che la "piazza della Costituzione" è stata vietata anche ai partigiani dell'ANPI che partecipavano alla manifestazione sfidando il freddo polare a ottacinqu'anni suonati, come per l'ennesima volta ha fatto il Sugo.


Sí, in trecento eravamo troppo pochi per poter sfondare alcunché. Ci sarebbero voluti, ad esempio, tutti quegli antifascisti che ieri non lo erano abbastanza per infilarsi tre maglioni, un berretto e un paio di guanti di lana; ci sarebbero voluti quintali di indignati primaverili, di analisti della realtà complessa, di occhiupài Something, e magari persino di senegalesi visto che ce n'erano pochini assai, ieri, mentre i loro assassini sfilavano con l'elmo di Scipio. Ma dietro quello striscione, Firenze Antifascista, c'è qualcosa che sta, forse, (ri)nascendo. Non bisognerà permettere più molte cose. Che l'antifascismo sia sbeffeggiato e fatto oggetto di aforismi da parte di mentecatti d'ogni genere, per esempio; oppure che i fascisti possano sfilare ancora indisturbati per le strade di questa città. Chi ci sta, bene; chi non ci sta, non si sconvolga poi più di tanto se prima o poi ci saranno nuovi Mor Diop e nuovi Samb Modou. A modo suo, il Casseri ha chiarito definitivamente un paio di cose fondamentali: sta a noi coglierle, e agire. E non farsi spaventare da niente, nemmeno da un febbraio artico.