martedì 28 febbraio 2012

Fenomenologia del DD (Dialogaiuolo Democratico)


Se proprio devo scegliere tra degli infami, preferisco sempre quelli che lo sono apertis verbis, senza ripensamenti, organici, schierati chiaramente. Per questo non parlo mai, ad esempio, di quel che scrivono sul Giornale o su Libero; oppure, che so io, di uno come Giovanardi. So esattamente che cosa aspettarmi, e non c'è altro da dire se non che obbediscono con minore ipocrisia al loro compito e alla loro vocazione di servi.

Gli infami che mi fanno più schifo, dato che assommano in sé i massimi gradi sia dell'infamia che dell'ipocrisia, sono altri; in questi giorni imperversano. Cadendo da quel traliccio dell'alta tensione, Luca Abbà -se mai ce ne fosse stato il bisogno- li ha definitivamente messi a nudo. Il lessico della lingua italiana imporrebbe di chiamarli dialogatori; sono quelli che, di fronte agli eventi e a una lotta che si sta facendo sempre più vasta e dagli orizzonti sempre più dilatati (come dire: una stretta valle che si sta trasformando in un oceano), non hanno neppure il coraggio di mettersi decisamente da una parte, e di tenerla. Non so se sarà un caso (forse che sí, forse che no), ma almeno in gran parte hanno a che fare col "Partito Democratico".

Da qui l'appellativo siglato di DD (Dialogaiuoli Democratici) che ho loro affibbiato. Il genius della lingua toscana permette spesso di questi usi dileggiatori dei suffissi formativi, di modo che un dialogatore di siffatta consistenza possa essere opportunamente riportato alla sua più intima natura. Nominarli come dialogatori potrebbe far pensare ai dialoghi platonici, mentre qui stiamo discorrendo di volgari puzzoni, di ròiti in cravatta, di mentitori in affitto, di pedine su scacchiere sporche di sangue. Il termine creato di dialogaiuoli soccorre perfettamente all'uopo.

A costo d'essere ripetitivo, ma è una ripetizione corroborata da' fatti, la corona e il blasone del Principe de' Dialogaiuoli Democratici spettano a lui, a Gian Carlo Caselli. Costui riassume in sé tutte le più fulgide virtù del DD, un paradigma vivente; le sue dichiarazioni di ieri, 27 febbraio 2012, a Repubblica pongono veramente le basi di una nuova disciplina: la Fenomenologia del Dialogaiuolo Democratico. Ascoltiamole nella sua interezza, con l'avvertenza che potrebbero avere effetti emetici incontrollabili sulle persone soggette a tale tipo di reazione fisiologica:



I capisaldi del DD sono tutti perfettamente espressi nella breve intervista a questo personaggino.

1)
Captatio sinceritatis: Lui si esprime con assoluta sincerità, è sinceramente dispiaciuto, si augura sinceramente, auspica il dialogo sincero. Un autentico delirio di sincerità quale si riscontra regolarmente nelle bocche dei più cronici bugiardi. Afferma che il dramma personale di Luca Abbà (un dramma personale "leggermente" aiutato da un rocciatore della polizia che gli era stato messo alle calcagna, verrebbe da far presente) è un prezzo troppo alto da pagare e privo di significato; per il Caselli, evidentemente, i prezzi che invece possono essere pagati e che hanno un significato sono a base della galera che distribuisce a piene mani a coloro che si oppongono alla TAV. La sua preoccupazione è che non si innalzi la tensione, senza però mai chiedersi chi la innalzi veramente, spingendo magari un militante che sta scappando verso un traliccio caratterizzato da una tensione altissima. Perché, se non fosse salito su quel traliccio, Luca Abbà avrebbe certamente dovuto pagare il giusto prezzo di una scarica di botte e, chissà, di un arresto; cose che, per il Caselli, non sono drammi personali. Così come non lo è il fatto che, una volta caduto da quindici metri, Luca sia stato fatto rimanere a terra dalla polizia, senza far avvicinare i soccorritori.

2)
Si vis pacem para bellum. Ascoltare il Caselli quando, accoratamente, parla della manifestazione pacifica di sabato scorso che faceva ben sperare equivale a un'istigazione a delinquere. La manifestazione di sabato era stata convocata esattamente in risposta ai suoi arresti, e la sua pacificità era stata raccomandata dagli organizzatori che desideravano una risposta numerica imponente (che c'è stata). Al contempo, lo Stato preparava il blitz di ieri. La manifestazione non era ancora del tutto terminata, quando già le autocolonne di blindati di Polizia e Carabinieri stavano salendo in Valsusa per l'occupazione militare della Clarea. Il DD è sempre per la pace, per la legalità, per la bassa tensione; così può, da un lato, perpetrare tutti i suoi compiti di servizio repressivo senza essere eccessivamente disturbato (e permettendo una "valvola di sfogo" che non si stanca mai di raccomandare con le buone o con le cattive) e, dall'altro, atteggiarsi a sincero democratico che protegge il buon oppositore da quelli cattivi. Al Caselli dev'essere sfuggita l'assunzione collettiva di responsabilità che è stata la cosa più importante della manifestazione di sabato, espressa persino da alcuni amministratori locali. La preoccupazione vera dei Caselli non è né la salute del militante, né lo svolgimento delle manifestazioni: è garantire un clima adatto e ben regolato per la devastazione della Valsusa.

3)
Inanis dialogi cupiditas. Punto nodale. Ci dev'essere sempre il dialogo. Però non si sa mai bene in che cosa consista, o meglio lo si sa benissimo ma non lo si dice mai. Chiamasi dialogo, per il DD (e per l'intero Partito Democratico cui Caselli fa notoriamente riferimento), quella condizione in cui tutto viene ricondotto a inutili chiacchiere istituzionali che permettono, giustappunto, l'instaurazione del clima pacifico, anodino e totalmente vuoto, che presiede al mantenimento dello status quo e alla prosecuzione degli interessi economici e politici di cui egli è ubbidientissimo portatore. E', del resto, una condizione comunissima e planetaria: si pensi, ad esempio, al famoso ed eterno dialogo di pace israelo-palestinese, il quale sussiste però esclusivamente a condizione che nulla venga toccato delle prerogative di Israele, oppure al dialogo sul disarmo atomico per il quale la bomba H ce la possono avere soltanto alcuni, mentre ad altri sarebbe severamente vietato. Così funziona anche in Valsusa: il dialogo sarebbe l'arma principale per realizzare tranquillamente il tunnel in santa pace, come è avvenuto nel sano Mugello ridotto a un colabrodo. Si dialoga e si scava. Si dialoga e si seccano falde e torrenti. Si dialoga e si sbancano montagne intere. Si dialoga e si preparano bretelle Incisa-Barberino, varianti di valico e mega-autogrill. Si dialoga e la gente lo piglia sí completamente nel culo, ma dialogando.

4)
Compensatio Casellii. La parte finale delle dichiarazione caselliane è, come dire, ecumenica. Questo signore, se non avesse fatto il magistrato, avrebbe potuto benissimo fare il papa. Dopo Iohannes Paulus II, Iohannes Karolus I. Una volta praticato il dialogo e il confronto rispettoso (del tipo: "Ehi, Valsusino, ora ti esproprio il terreno, ti polverizzo la casa, ti bucherello la montagna, ti strafotto la toma d'amianto e ti uraneggio la baita, però portami rispetto"), Caselli auspica (ma quanto auspicheranno, questi qui...?!?) che se alla valle qualcosa sarà tolto, le possa essere restituito altrettanto se non di più. La "compensazione futura" che non manca mai: in pratica, del tutto analoga al paradiso ne' cieli promesso dalle religioni dopo che esse hanno contribuito fattivamente alla creazione dell'inferno in terra. Sopporta cristianamente, Valsusino, ché un giorno ne avrai l'auspicata ricompensa. E dire che, tra i più accesi e duri NO TAV, di quelli disposti ad azioni a volte impensabili, ci sono parecchi cattolici con le rispettive comunità!

Mi scuso con questa esposizione un po' prolungata, che consentirà però di liquidare un altro paio di DD con non molte parole. Il savio, sincero ed ecumenico Caselli è servito perfettamente a presentare le technicae irrumationis preventive, quelle che vengono messe in atto prima di ricorrere all'eliminazione di chi si rifiuta di starci. Il Dialogaiuolo Democratico deve, del resto, tenere sempre presente la sua base, perlomeno quella che non è del tutto convinta dalle grancasse mediatiche, dai micheliserra, dai piergiorgi odifreddi e da quant'altri. Deve cercare sempre di non scontentare eccessivamente chi si dimostra ancora restio, e deve mantenere la posizione di equilibrio sbilanciato tipica, non per dire, del Partito Democratico. Nel senso che il PD sta interamente da una parte, quella dei devastatori, dei repressori, dei mafiosi, dei potentati economici; però deve apparire possibilista, pronto al confronto, eccetera. Insomma, l'ipocrisia spinta al massimo grado, in questa congrega di orribili infami. Che possano scomparire dalla faccia della terra. Che siano inghiottiti da qualche voragine da loro creata per avidità e per servilismo.

Con queste premesse, dicevo, è quasi possibile sorvolare sulla ministra Cancellieri, ministra dell'interno (altro nomen omen!), la quale pure invita caldamente al dialogo mentre comanda la truppa agitando spettri di infiltrazioni terroristiche al pari di Ezio Mauro, direttore della Gazzetta del Dialogo Democratico (alias Repubblica), che nel suo quotidiano intervento in video esprime il timore che la val di Susa rischi di diventare l'incubatrice del nuovo antagonismo violento. Oramai non è più possibile distinguerlo da Cossiga o da Manganelli. Parlano, questi, e raccomandano, pontificano, incarcerano, discutono, tirano giù dai tralicci, si arricchiscono, sbavano, tacciono, e sudano freddo senza essere visti. Non ci hanno mai messo piede, in Valsusa. Non sanno che tutto è già bell'e incubato, e che i loro sforzi e i loro dialoghi sono destinati a seppellirli. Non sanno, o forse lo sanno bene, i Dialogaiuoli Democratici con le mani luride, che saranno spazzati via.