venerdì 11 novembre 2011

Santa Marina di Omura

Ogni mattina ho una serie di rituali; ci sono quelli necessari, come le pasticche e la colazione (strettamente legate, dato che senza colazione non posso prendere le pasticche), e quelli puramente voluttuari. Ad esempio, non mi perdo mai su Wikipedia i santi del giorno; poiché la mia anima è oramai irrimediabilmente perduta e laggiù nelle malebolge mi stanno aspettando a braccia aperte con le diavolesse vestite da majorettes, un po' di frequentazione di sant'uomini e sante donne mi serve a rendermi conto che cosa mi perderò per l'eternità. Anche se, ovviamente, non mancherò di chiedere un permesso per una giratina; sono un ragazzo curioso e mi accontenterò di farla da solo, senza virgili o beatrici, e senza nessuna pretesa di scrivere poemi immortali ma soltanto qualche post sull'Ekbloggethi Seauton Infernal Network. Nell'attesa del fatale e inevitabile momento, mi diletto di santi e santesse, con una naturale predilezione per i poveracci, le dimenticate, quelli e quelle di cui tutti ignorano (e continueranno a ignorare) l'esistenza e cui nessuno rivolgerà mai nemmeno una preghierina per guarire da un frignolone al culo o potersi finalmente comprare l'iPad. Questa predilezione qui ce l'ho fin da quando, da ragazzino, lessi un racconto di Dino Buzzati intitolato I santi, il cui protagonista è giustappunto uno di questi santi dimenticati; somigliano maledettamente ai mortali terreni. Sembra non esserci proprio nessuna soluzione di continuità: poveri cristi erano in terra, e poveri cristi sono rimasti in cielo. Tutto si riproduce, comprese le differenze di classe; ci sono santi miliardari (naturalmente in termini di venerazione) e santi nullatenenti, santi straborghesi e santi proletari, santi "in" e santi "out". Quelli che meno sopporto sono i ricconi e gli aristocratici che, a un certo punto, hanno scelto la povertà; insopportabili. Mi ricordano, e nemmeno tanto vagamente, la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare col suo yacht Il bracciante. Mi si dirà: Sí, ma pensa a San Francesco d'Assisi che in povertà nera ci visse per davvero dopo esser nato figlio di un ricchissimo mercante; d'accordo. Però, intanto, lui è San Francesco, mica noccioline. È andata a finire che in cielo è diventato un pezzo da 90. Ci ha le basiliche con gli affreschi di Giotto. È persino su ogni antologia della letteratura con il Cantico delle creature. Franco Zeffirelli ci fa i filmini sopra. O provate a chiedere se ha tutto questo San Firmino da Zagarolo, nato povero e morto povero. O Santa Marina di Omura.

Con quel nome lì, sembra piuttosto una piccola località balneare del litorale viterbese; invece no, era nientepopodimento che giapponese e fu martirizzata l'11 novembre 1634. Al rogo, ovviamente. Insomma, si arderà pure tra le fiamme dell'inferno, però il numero di santi e beati che sono arsi tra le fiamme terrene è più che notevole; compresa Santa Barbara, che fu torturata col fuoco (e poi decapitata) per poi finire a fare la santa protettrice dei pompieri e degli artificieri; o san Lorenzo, messo addirittura a grigliare ma che non perse nemmeno in quel terribile momento il suo sense of humour, dicendo ai suoi aguzzini vertite, hoc latere iam coctum est ("rigiratemi, da questa parte sono già cotto").

Ma dicevo di Santa Marina di Omura. Ci sono almeno un paio di segni incontrovertibili che si tratta di una santa autenticamente poveraccia; prima di tutto, la sua data di venerazione. Per i santi di serie B non si sa mai quando sia veramente. Wikipedia dice che è l'11 novembre, ma sul santino che ho riportato in immagine è il 28 settembre, che è tra l'altro anche il giorno di San Piero Ciampi (famoso per essere annegato in un fiasco di vino). È un destino comune anche al mio santo personale, che penso essere addirittura di Lega Pro: non si riesce a capire se S. Riccardo sia il 7 febbraio o il 3 aprile. Ho continuato per anni e anni a dire che il mio onomastico era il 3 aprile, si trattava di uno dei rari punti fermi nella mia vita; invece, zàc, ecco spuntare non so quanti calendari che lo riportano il sette di febbraio. Mio fratello, che si chiama Francesco, non ha dubbi: lui ci ha un santo di serie A, e pure pluriscudettato e vincitore di parecchie coppe europee, e il 4 ottobre non si discute. Il secondo segno è che a un santo poco gettonato viene invariabilmente messo nello stesso giorno anche un santo notabile. L'11 novembre, ad esempio, è anche San Martino di Tours; e dico poco. Pure abusivo; era morto infatti l'8 novembre, ma fu sepolto l'undici. Queste sono prevaricazioni belle e buone. La povera Marina di Omura era morta regolarmente l'undici, e si è dovuta ritrovare assieme a un "barone" cui hanno assegnato la stessa data in modo del tutto arbitrario. Poi, comunque, basta dare un'occhiata alle rispettive pagine Wikipedia: San Martino ci ha una bella paginata, seppur priva di riferimenti bibliografici puntuali; Santa Marina di Omura si deve contentare di poche righe, uno stub nel gergo wikipediano. Tutto questo considerato poi che San Martino morì di morte naturale, mentre la povera Marina fu bruciata viva. Inutile fare. Quando si nasce scalognati, si muore scalognati e si diventa pure santi scalognati.

Immaginatevi voi questa povera donna nel Giappone del XVII secolo; già non doveva essere una goduria, in quel tipo di società. Per giunta, decide di farsi cristiana (con voti religiosi privati), comincia a frequentare missionari occidentali e, una volta scoperta, viene messa al rogo senza nemmeno passare dal via. Continuando con i paragoni, San Martino era praticamente già stato fatto santo ancora in vita; fu canonizzato ufficialmente nell'alto medioevo. La povera Marina di Omura ha dovuto aspettare tre secoli e mezzo, e incocciare in un papa (Giovanni Paolo II) che è stato un vero e proprio santificio. San Martino ci ha tutto: oltre a non si sa quante basiliche, chiese e chiesette, oltre a quadri dei pittori più famosi, oltre alla diffusa venerazione popolare in tutte le epoche, oltre ad essere santo patrono dei reparti di fanteria degli eserciti, ci ha pure l'estate. Eh si. Da cosa credete che derivi, l'estate di San Martino? Avete mai sentito parlare non dico di un'estate, ma anche di un ponte infrasettimanale di Santa Marina di Omura? Non parliamo poi dei miracoli. A San Martino ne sono attribuiti a centinaia; a Santa Marina nemmeno una trasformazione di acqua in sakè. Niente. Le è toccato solo essere vergine e martire, che magari ne avrebbe fatto pure a meno.

Colmo dei colmi, la Marina di Omura mica fu messa la rogo in un posto tranquillo; no, a Nagasaki. Sparse talmente la sua aura di santità e di protezione celeste, che la città dove avvene il suo martirio fu poi distrutta dalla bomba atomica. Non fosse una santa, ci sarebbe da pensare che avesse mandato su Nagasaki tutt'altro che delle benedizioni. Insomma, ci ha tutto quanto perché resti estremamente simpatica, e umana. Per quel che mi riguarda, oltre che al S. Pietrino protettore dei manifestanti che da qualche giorno campeggia nelle immagini a corredo del blog, mi farò senz'altro devoto a Santa Marina di Omura; fosse mai che, rivolgendole qualche giusta preghierina, non abbia a sganciare una bomba H sul capino di qualcuno che mi sta parecchio sulle scatole.