giovedì 2 giugno 2011

Due centesimi e quattro sí


Scrivere un post del genere è, per me, come mettermi a disquisire di teologia biblica o di fisica quantistica; qualcosa che, in generale, non mi attiene. Non mi ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che sono andato a votare; probabilmente per qualche referendum per il quale non è stato raggiunto il quorum. Per cui, un invito da parte mia a andare a votare ha quasi del surreale.

Però, stavolta ci vado. Sobbarcandomi persino l'incombenza di andare a richiedere il tesserino elettorale in qualche ufficio di competenza, dato che l'ultimo di cui mi ricordo l'esistenza si dev'essere perso chissà dove. Ci vado, il 12 e 13 giugno, a mettere quattro sí sulle schede che mi verrano date. Non che tale notizia abbia una qualche rilevanza, oppure che io ambisca al ruolo di testimonial; ci vado perché ritengo giusto andarci. Ci vado per non sottostare alla tragica farsa nucleare. Ci vado perché l'acqua è di tutti e lo deve restare. Ci vado perché non sono questioni, queste, che debbano sottostare all'indifferenza; e volesse il cielo che si tenesse, un giorno, un referendum che rendesse di nuovo pubblico, e pubblico sul serio, tutto ciò che in questi decenni è stato privatizzato. Fuori dai coglioni i privati dai beni comuni. Via dalle palle le "imprese" dai trasporti urbani e dalle ferrovie. E tanto che ci sono, fuori dalle scatole anche le "imprese" in generale, l' "imprenditorialità" e, in un crescendo rossiniano, il capitalismo tutto intero.

Sarò quindi ben volentieri surreale. Non lo sarò, del resto, certamente di più di quei merdosi che oggi, tutti pettoruti, presiederanno alla parata militare per la "festa della repubblica". Non lo sarò certamente di più del "compagno" Bevtinotti, che vi assistette con la spilla antimilitarista. Non lo sarò certamente di più di chi si ostina ancora a tenere il "tricolore" alla finestra di casa. Sarò surrealmente convinto di andare a mettere una croce sopra la prossima "centrale sicurissima" che salta in aria. Sarò surrealmente arciconvinto di apporre il mio legittimo impedimento al lucro su un bene della natura. Privatizzate la troia di vostra madre e il becco di vostro padre; non so se mi sono spiegato. A votare, stavolta; con quorum e con cervellum. Sono i miei due centesimi, e li spendo con un piacere che ha del surreale.