domenica 27 febbraio 2011

Basta con gli angeli


Mi hanno veramente caramellato i coglioni, gli angeli.

Siccome questo qui è un paese dove di bambine e bambini, di ragazzini e ragazzine se ne ammazzano parecchi, bisognerà dire un po' le cose come stanno. Brutalmente, e anche a costo di apparire insensibili. Una tredicenne trovata dopo mesi morta accoltellata in un campo, ridotta a un grumo di orrore, non è un angelo: è un cadavere. Non andrà in nessun "cielo", ma all'obitorio. Dovranno arrivare i genitori o i parenti a riconoscerla, e si può immaginare la cosa. C'è stato qualcuno che ha fatto tutto questo, per dei motivi che non si conoscono, ma che è lecito almeno immaginare. Che ha preso un oggetto con cui ha posto fine alla sua vita in modo atroce; e allora ecco subito il contraltare dell'angelo, l'orco. Tutto sembra essere ridotto a favolette: quella religiosa per chi subisce, e quella "laica" per chi offende. Arriva il sor parroco e fa pure suonare le campane a festa, perché (parole sue) "oggi c'è un angelo di più in paradiso e bisogna festeggiare". Me ne verrebbero tante, e forse troppe, da dire su questa frase; meglio ricorrere al no comment, al silenzio. Chissà se sono state suonate anche le campane di quella chiesa di Potenza dove fu ritrovata la mummia di un'altra ragazzina, su in soffitta.

Questo paese cattolico è diventato una fabbrica di angeli. Ci pensano spesso e volentieri le famiglie stesse, magari per opera del papà più o meno separato, depresso, solo eccetera; zàc, e di angioletti che volano non me mancano mai. Poi ci sono quelli, e soprattutto quelle, che sbattono ogni giorno contro il muro del vero sentimento dominante, l'indifferenza; ed è un'indifferenza tantò più indifferente quanto più viene teatralizzata, angelicata, gridata. Al punto focale della questione non si va mai: una società e una cultura che considerano la vita come possesso e come merce. Tutto può essere preso, comprato, usato, buttato via. E non c'entrano nulla neanche gli orchi, qui; gli orchi non esistono come non esistono gli angeli e altre panzane del genere. Un rifiuto significa morte, e immediata. Un conto in banca scoperto significa sangue. Una separazione significa sterminio. Poi ci pensano gli angeli, ma gli angeli devono essere per forza minorenni. Le centinaia di donne che ogni anno vengono ammazzate, invece, non hanno diritto ad essere angeli e possono passare direttamente all'obitorio e alla fossa senza alcuna divagazione celeste.

A chi si accinge a stuprare e ammazzare una ragazzina non interessano né angeli e né demoni, né orchi e né fiabe. Ha individuato la preda e procede. Non gli importa se lo troveranno o se la farà franca. Non è un orco: è un essere umano, perché è sbagliato attribuire al termine "umanità" significati sempre e comunque positivi. Umanità sono millenni di violenza, di sopraffazione, di morte. Ci sono state milioni di Yare, e nulla è cambiato; e non è cambiato perché tutto è sempre andato in un verso. Il verso dell'impotenza di fronte alla forza. Il verso dei ruoli immutabili, codificati, resi legge. Il verso che è sempre stato obbligato in nome di mille cose, servendosi ora di angeli e ora di bastoni, ora di madonne e ora di coltelli, ora di sacramenti e ora di ricatti.

A me non interessano le consolazioni; a forza di consolare con il cielo, ci hanno fregato, e da sempre, tutta la terra. A me interessa che non ci siano più ragazzine interrotte mentre tornano a casa, portate in un posto con una scusa o a forza e poi violentate e ammazzate come bestie. Certo, bisognerebbe, come di dice, cambiare mentalità; operare un percorso personale e collettivo, e applicare tale percorso a se stessi. Ma, per farlo, occorrono degli strumenti ben precisi; soprattutto occorre l'attitudine a pensare, a osservare, a trarre delle conclusioni. Questa epoca va in direzione esattamente opposta: verso l'istupidimento, verso il considerare il pensiero come un fastidio inutile, verso il branco tanto più feroce quanto più può essere controllato e plasmato. Disertare, sì; ma pochi sono disposti a farlo davvero, e senza nessun mezzo veramente valido per avere una reale incidenza sulla società. Ci si scontra con nemici troppo potenti; con il potere, con le "culture tradizionali", con le religioni, con le masse anestetizzate.

Ma, tanto, ci pensano gli angeli. A quante decine e decine di ragazzine, anche e soprattutto quelle la cui vicenda non salirà agli onori della cronaca, toccherà di montare le alucce? L' Angel Kit già pronto nella testa di qualche genitore, di qualche parente, di qualche amico, di qualche perfetto sconosciuto? E cosa portano, poi, tutti questi angeli? Paura, insicurezza, silenzio, chiusure totali a livello personale e di comunità, forche, applausi alle bare, omelie, campane, "giustizie" ben calmierate con le relative tariffe. Gli angeli li hanno inventati gli alfieri della sottomissione; ci vorrebbero, invece, i dèmoni della riflessione, del rifiuto di ogni ruolo prestabilito, della lotta.

Non solo gli angeli. Hanno inventato la terra lieve, la speranza e tutte queste altre baggianate. La terra è fredda, puzza, è pesante. La speranza è buona soltanto per i fessi. Bisogna essere contro la speranza, perché è strumento principe di sopraffazione. Non angeli, ma agitatori di sonni e di coscienze. Via dalle scatole questi esserini asessuati, perché le ragazzine sono ammazzate per infilare un cazzo in una fica. Fuori dalle palle tutti i palliativi che servono soltanto a perpetuare l'inganno eterno. Nelle case degli angioletti fatti volare in cielo ci si infilano i paparazzi dalla finestra.