domenica 14 novembre 2010

Chiese e fascismi (5a parte/B)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

5a parte/B*
(it.politica, 11 aprile 2005)

Ho diviso in due parti la 5a parte originale, per la sua estrema lunghezza e anche perché la storia della Romania prebellica e bellica sembra avere ancora seguaci presso certi "giovinotti" italiani che, peraltro, non esiterebbero un momento a gettare i rumeni (e tutti gli altri immigrati) ai maiali.


Corneliu Zelea Codreanu (1899-1938)

Con la Romania degli Hohenzollern-Sigmaringen del re Carol e del regime fascista del maresciallo Ion Antonescu (talmente ispirato da Mussolini, da riservarsi il titolo di "Conducător", traduzione perfetta in rumeno di "Duce") abbiamo un esempio di compromesso e connivenza che tocca stavolta la chiesa ortodossa, largamente maggioritaria in quel paese. Un compromesso e una connivenza che si saldano con il diffuso ultranazionalismo rumeno (quello che fece scrivere all'esule Eugène Ionesco, che in realtà si chiamava Eugeniu Ionescu: "Il rumeno è un animale nazionalista").


Jilava, 1° giugno 1946: l'esecuzione del maresciallo Antonescu
e di altri esponenti della dittatura fascista rumena

La Romania è un altro paese dove la comunità ebraica è numerosissima, e le prime leggi antisemite vi risalgono addirittura ai primi anni del XX secolo (con alcune proteste internazionali che si ebbero all'epoca); figuriamoci quindi se il terreno non era più che fertile. Negli anni '20 sorgono in Romania diversi movimenti di estrema destra violentemente antisemiti; tutti quanti, senza eccezione alcuna, si dichiarano "cristiani". I loro nomi ne fanno perfetta fede: "Partito Cristiano Nazionaldemocratico", "Lega per la Difesa Nazionale Cristiana" e, addirittura, la "Legione dell'Arcangelo Michele". Quest'ultima, fondata nel 1927 da una sorta di mistico paranazista con tanto di visioni angeliche (sarebbe stato giustappunto l'Arcangelo Michele che gli aveva ordinato di costituire la Legione "per la salvezza della Romania cristiana"), Corneliu Zelea Codreanu (14), si dotò ben presto di un braccio armato, detto "Garda de Fier" (Guardia di Ferro), le cui simpatie per Mussolini prima e per Hitler poi non erano certo sconosciute. Nonostante ciò, nessuno osò mettere da parte San Michele Arcangelo, e la chiesa ortodossa rumena (che è una chiesa autocefala nazionale non legata né al metropolita di Mosca, né a quello di Costantinopoli) non se ne indignò affatto. Tutt'altro. Peraltro, tra i membri della "Garda de Fier" si trovavano numerosi pope.

Nel 1939 i tre partiti cristiano-fascisti si unirono dando luogo al "Partito Nazionalcristiano"; un anno prima, il re Carol aveva instaurato una sorta di fascismo monarchico-cristiano formando un "governo di unità nazionale" il cui primo ministro era, manco a dirlo, il patriarca ortodosso rumeno Miron Cristea.


Il patriarca e primo ministro Miron Cristea (1868-1939, a sinistra) assieme
all'arcivescovo di Canterbury


Va da sé che lo stesso Conducător, Antonescu, era un buon cristiano ligio ai dettami dell'ortodossia; e così, nel 1940, i fascisti nazionalisti cristiani si scatenano e danno il via a dei massacri inenarrabili puntualmente eseguiti dalla cristianissima "Guardia di Ferro" (15), momentaneamente alleata di Antonescu, ma che poi cadrà in disgrazia per il tentativo di rovesciare lo stesso Antonescu e di instaurare un regime dichiaratamente nazista. Al che Antonescu la fece sciogliere di forza, ne imprigionò i dirigenti e fece eliminare il mistico Codreanu in maniera cristianamente atroce (si ignora la sorte riservata all'Arcangelo Michele). In ogni caso, il regime di Antonescu e del patriarca Cristea fu direttamente responsabile della morte di circa 250.000 altri ebrei, su un totale di 400.000 scomparsi (nel 1940, all'inizio dei massacri, la popolazione ebraica rumena ammontava a circa 760.000 persone).

NOTE alla 5a parte/B

14 Il braccio destro di Codreanu, Ion Motza, era il traduttore dei
"Protocolli di Savi di Sion" in rumeno. Era figlio di un pope.


15 Su quelle sanguinose giornate scrisse l'insospettabile scrittore
Virgil Gheorghiu (lui stesso un pope ortodosso): "I camion con i morti
partirono verso il macello comunale della città [Bucarest]…altri
camion carichi di persone vive incrociavano i camion dei morti. Questo
durò tutta la notte. Camion pieni di persone ancora vive arrivavano
nella foresta, mentre dei camion pieni di morti ripartivano per il
macello. Li scaricavano nel cortile, ammassati gli uni sugli altri; i
cadaveri venivano poi appesi ai ganci dove normalmente si appendevano
i quarti di bue. Ma i ganci non bastavano per così tanti morti.
Normalmente si macellavano solo qualche centinaio di capi al giorno, e
quel giorno erano stati macellati migliaia di Ebrei" ("La seconde
chance", Paris 1952, pp. 94-95).

(5. continua)