venerdì 18 giugno 2010

Miracolo all'inferno


Ieri è accaduto un miracolo.

In Italia (sì, state leggendo bene: in Italia), un attuale prefetto ed ex capo della polizia nonché un attuale questore vicario ed ex capo della Digos di una data città sarebbero stati condannati a stare un certo periodo in galera. Naturalmente non ci andranno, perché appartengono ad una categoria di persone per le quali non valgono mai le giaculatorie nazionali sulla certezza della pena. Per questo motivo uso il condizionale.

Non ci andranno perché sono sbirri. Anzi, meglio: capisbirri. Il dottor Gianni De Gennaro e l'altrettanto dottor Spartaco Mortola. Capisbirri non si diventa senza essere dottori. Quella galera che non faranno è stata loro comminata per un fatto assolutamente misterioso, inaudito, impensabile; e poco importa che, oramai, lo sapesse anche il gatto. Sono stati condannati, quei due dottori, quei due fedeli servitori dello stato, perché sapevano perfettamente, ai loro alti livelli, che cosa era stato ordinato di fare in una certa scuola genovese trasformata in macelleria messicana. Lo sapevano proprio bene. Massacri, sangue, arresti illegali, finti ordigni, e tutto il resto. Curiosamente, uno dei giudici che ieri ha pronunciato la sentenza ha un cognome quasi identico a quello del superprefetto: si chiama Di Gennaro. Il che acuisce, verrebbe da dire, il senso del miracolo.

Certo, però, che a partire da quella fine di luglio del 2001 hanno fatto tutti quanti una bella carriera. Questori vicari, prefetti, capi dell'AISI (ex SISDE), capi dell'antiterrorismo. Questa, magari, non la si sa comunemente. Tra i condannati (4 anni di non-galera) c'è anche Francesco Gratteri, adesso al vertice dell'antiterrorismo. Cara cittadina, caro cittadino, sappi che potresti essere accusato anche stasera stessa di terrorismo (e la galera la farai, cara mia, caro mio, accidenti se la farai!) da un terrorista certificato. Uno che ha ordinato e partecipato ad un atto terroristico di stato, e dei peggiori. Irrompere in una scuola dove dormono dei ragazzi e delle ragazze, e compiere un massacro. Prelevare alcuni di quei ragazzi e di quelle ragazze, e portarli alla tortura in un luogo ed in un modo che, si pensava fino ad allora, esistessero soltanto nel Cile di Pinochet o nell'Argentina di Videla. Questo è accaduto; e lo sapevano tutti. Ci sono voluti nove anni perché, finalmente, lo si vedesse riconosciuto anche da uno stato che si autodefinisce democratico.

Lo stesso stato, va da sé, che oggi insorge alla sentenza, distribuendo tonnellate di fiducia per bocca dei suoi più alti esponenti. Lo stato che difende a spada tratta i suoi servitori, i suoi massacratori, i suoi bugiardi, i suoi terroristi. Maroni. Il leghista. Il sonatore pop e soul del "Distretto 51" (sarà un distretto di polizia?). Vedere Maroni che, oggi, all'improvviso si ricorda della presunzione di innocenza. Alfano. Alfano che invoca, sempre riguardo alla presunzione di innocenza, addirittura la Costituzione; e qui c'è qualcosa che, debbo dirlo, stona col Miracolo. Se ben mi ricordo, pochi giorni fa la Costituzione è stata definita un inferno da non mi ricordo chi, forse però lo stesso che ha messo Alfano a fare il ministro della giustizia. Miracolo all'inferno?


Nella foto: Un'immagine della Costituzione della Repubblica Italiana con i ministri e i parlamentari che insorgono alla notizia della condanna dei supersbirri del G8. L'immagine, peraltro, sembra sia stata colta durante un terremoto collegato in qualche modo con un altro G8