giovedì 11 febbraio 2010

Per la giornata dell'Oblìo.



Ne ho abbastanza delle "giornate della memoria". Mi stanno cominciando a dare un disgusto fisico. E allora, opportunamente e con convinzione, propongo la Giornata dell'Oblìo; se si vuole, e seguendo la moda, la si potrà chiamare anche Oblivion Day. O Journée de l'Oubli.

Come data propongo il 16 giugno. Il 16 giugno 1971 mio padre, vicino al suo ufficio in via dell'Agnolo, si levò una scarpa perché era stato preso da un tremendo prurito al piede sinistro. Si levò anche il calzino e si dette una grattata micidiale e ristoratrice alla pianta del piede; poi si rimise la scarpa, ma si dimenticò di rimettersi il calzino che aveva appoggiato a un cestino della spazzatura. Tornò a casa, e mia madre si accorse che aveva un calzino solo; "O Alberto!", disse. "Ma l'altro calzino dove lo hai messo?!?" E lui: "O Luciana, mi prudeva un piede, mi so' levato la scarpa e i' calzino e me ne so' dimenticato".

Il 16 giugno, quindi, si provveda a dimenticare tutto quanto, e specialmente le varie "giornate della memoria" che ci sono propinate oramai a cadenza mitragliante. Anche perché sono "giornate" in cui, in realtà, la memoria viene mandata semplicemente al macero. Sono "giornate" che sono fatte per tutto, fuorché per il reale ricordo. Sono vomitevoli esercizi di pensiero unico. La memoria è tale solo quando risiede profondamente nella coscienza individuale e collettiva; quando, invece, è una sterile imposizione di obblighi selettivi, serve soltanto a nascondere la realtà attuale; e, quel che è peggio, a nasconderla istituzionalmente.

Si dimentichino quindi i ventisette gennai, e tutti gli "olocausti" fatti solamente per propagandare le malefatte di uno stato assassino e imperialista come Israele, le sue occupazioni, le sue guerre e l'impossibilità di formulare qualsiasi tipo di critica e di opposizione nei suoi confronti. Il ventisette gennaio non rappresenta nessuna "memoria" per coloro che sono morti, e non importerebbe in questo che fossero stati milioni o uno solo. Rappresenta esclusivamente una vetrina mondiale per uno stupido e feroce nazionalismo ottocentesco, il "Sionismo", che tuttora non solo persiste, ma che si vorrebbe inculcare come dogma planetario. Tutto ciò, il 16 giugno, dovrà essere dimenticato. Si dimentichi Berlusconi che, vergognosamente, va a vendere il culo come uno schiavo dentro al parlamento israeliano, giustificando pubblicamente una guerra che ha ammazzato centinaia di persone innocenti. Si dimentichino i falsi "negoziati di pace" che durano da decenni. Si dimentichino tutte queste bassezze; le si dimentichi e lo si gridi pubblicamente. E a chi dice che questo tipo di "memoria" imposta impedisce che "certe cose accadano ancora", si risponda che certe cose (nazismi, razzismi, lager) trovano terreno fertile proprio sull'arroganza armata fino ai denti di chi si serve delle vittime di un tempo per compiere e giustificare le repressioni e le stragi di oggi.

Si dimentichino, il 16 giugno, i dieci febbrai e l'invenzione delle "Foibe" cui deve sottostare, per compiacere una certa parte politica, anche un uomo la cui "funzione istituzionale" dovrebbe essere di rappresentare tutto un paese. Perché anche questa "giornata della memoria", in realtà, è fatta per nasconderla totalmente. È fatta per nascondere quel che è successo prima del 1945, a cura di un regime fascista e nazionalista che aveva "italianizzato" a forza terre che italiane non erano. Che aveva cercato di sradicare lingue e culture intere. Che aveva represso, incarcerato, internato, ucciso. Vale a dire, gli effetti normali di ogni nazionalismo schifoso. Il nazionalismo, quando poi viene sconfitto da chi prima era stato ridotto ad un suddito di serie B, genera reazioni terribili. Le cosiddette "foibe" sono state il prodotto perfetto di quel nazionalismo e delle sue malefatte. È stata, probabilmente, una reazione anche abbastanza blanda in confronto a vent'anni di oppressione quotidiana; ma quei vent'anni, quelli no, non formano oggetto di "memoria". Tutt'altro. Vent'anni di fascismo che hanno prodotto quel che hanno prodotto tutti i nazionalismi. Sradicamenti, migliaia di morti, espulsioni, pulizie etniche, vendette. Anche chi è morto nelle "foibe" è stato vittima di quel nazionalismo. Le vie, le piazze, i larghi che sono stati un po' ovunque intitolati ai "Martiri delle Foibe" dovrebbero essere intitolati alle vittime di tutti i nazionalismi: quella sarebbe vera memoria. La "memoria" del 10 febbraio, biascicata anche da Napolitano che si permette come sempre di essere offensivo e irriguardoso verso due altri stati sovrani che ebbero a patire due decenni di durissima oppressione fino ad essere (nel caso della Slovenia) addirittura inglobati come "provincia di Lubiana", dev'essere eliminata. Dimenticata. Rimossa.

E, il 16 giugno, si dimentichi anche l'"otto marzo" e la cosiddetta "Giornata della donna". Una festicciola idiota che oramai è diventata come l'Halloween benevolmente concesso a signore e signorine per farsi una pizza fra di loro, con la mimosina regalata la mattina da chi per i restanti 364 giorni dell'anno le considera generalmente come fiche con inutile carne attorno. Da chi, per i restanti 364 giorni dell'anno, e in svariati casi anche lo stesso otto marzo, le stupra domesticamente, le fa lavorare al nero in scantinati, le fa prostituire a forza, le ammazza assieme ai figli per i suoi fallimenti personali, le mercanteggia, le opprime in ogni modo possibile e immaginabile. Nessuna memoria per questa data oramai vuota, ché la memoria della sua origine è oramai persa, o stata fatta perdere. Sia, allora, dimenticata. Principalmente dalle donne che sottostanno annualmente al giochino, come macchinette, come bamboline cui si permette una serata di "evasione". Le mimose vengano lasciate sugli alberi. Ai mimosi si attacchi per le palle il sor padrone che fa mobbing, il maritino che vuole la cena o la scopatina, il fidanzatino che già a sedici anni comincia a considerare la fidanzatina come una sua proprietà, il sor parroco che propaganda le virtù da madonnina.

Il 16 giugno si manifesti il proprio oblìo di tutte queste ignobili stronzate, la volontà di spedirle nel dimenticatoio personale e della storia, l'intenzione di non ricordare più soltanto quel che vorrebbero farci ricordare a loro esclusivo e sozzo tornaconto. Si appendano calzini alle finestre, o meglio ancora li si lasci, dimenticati, appoggiati ai cestini della spazzatura. Oppure non si faccia proprio un bel nulla di "simbolico", ma si dimentichino nel profondo tutte queste false "memorie" del potere; ché il potere desidera sempre e soltanto ricordare una cosa sola. Che tu sei un oggetto. Di sesso, di marketing, di mode, di voto, di pubblicità. Auschwitz, la foiba e la mimosa non sono diverse dalla carne Simmenthal, dal Dash o dalle magliette reclamizzate con lo slogan "Sii stupido". Questo è precisamente il loro proposito. Che tu sia stupido o stupida. E allora dimenticalo. Scordalo.