domenica 6 dicembre 2009

Di mostresse e altre cose (2)



Sui fatti di Pistoia vorrei segnalare altri articoli. Quello di Femminismo a Sud, in primo luogo, e non soltanto perché si rifà a quanto scritto da me precedentemente. Dovrebbe essere letto con attenzione estrema, perché va in modo assolutamente diritto e lineare ai veri nòccioli di questa e di molte altre questioni. E non c'è assolutamente da stupirsi della cosa, perlomeno se si ha la consuetudine di leggere quel blog/sito che ritengo, misurando del tutto le parole, fondamentale. Un invito anche a leggere quanto hanno scritto sulla cosa sia Redshadow su Minimi Termini Reload, sia Io Non Sto Con Oriana sull'omonimo blog, presentando tra le altre cose un'interessante foto con tanto di madonnina nel giardino (e non v'è da dubitare che il Cip & Ciop sia pieno di regolari crocifissi: solo che da quelle parti si preferiva forse fare come Erode, e che le radici cristiane servivano per bacchiolare meglio le testoline delle bambine e dei bambini).

Aggiungo anch'io qualche altra cosa.

Un altro tasto su cui il criminale pennaiolismo italico sta battendo molto (e Repubblica, come sempre, è in primissima fila) è la famosa legge del carcere. Lo avrete sicuramente notato: quando dei mostri o delle mostresse vanno a finire in galera, non c'è articolo, da quello del giornalone nazionale a quello dell'ultimo fogliaccio di provincia, che non batta il tamburo su codesta legge. Se qualcuno ha toccato un bambino, gli altri detenuti o detenute sarebbero pronti/e a fare scempio degli autori o delle autrici del crimine; ed alla cosa viene dato, ovviamente, il massimo risalto. Così, ad esempio, proprio su Repubblica oggi si parla di insulti e sputi ammanniti dalla popolazione carceraria di Sollicciano alle due disgraziate, che avrebbero per questo chiesto di essere trasferite in un'altra sezione.

La morbosità non ha più nessun limite. Notizie spante a piene mani per eccitare la voglia di vendetta. Tutti a fare il "tifo" per i detenuti-giustizieri, con la speranza che le due maestre-mostresse vengano fatte a pezzi. Basta leggere qualcuno dei "commenti" presenti sotto l'articolo: lo standard è che le porte della cella delle due "vengano lasciate aperte", in modo che la legge del carcere faccia il suo corso. Non mi è capitato però di leggere simili cose, che so io, per il signor Totò Riina. Eppure, a quanto risulta, fu lui a ordinare che Giuseppe Di Matteo (nella foto), un bambino di 11 anni figlio di un pentito, Santino Di Matteo, fosse rapito, ucciso e sciolto nell'acido. E fu ancora lui a ordinare la strage di via dei Georgofili, a Firenze, dove persero la vita, tra gli altri, due bambine: una di nove anni e l'altra di pochi mesi. E non voglio dire altro, dato che quelle bambine, facendo parte delle squadre di soccorso in quella terribile notte del 27 maggio 1993, le ho viste tirare fuori, coi miei occhi, dalle macerie.

Si provino un po', i sori giornalisti, a invocare la legge del carcere per Salvatore Riina, o per Giovanni Brusca. Si provino anche gli altri detenuti a insultare e a sputare addosso ai suddetti, e a vedere prima poi quale legge toccherebbe a loro. Alle maestre-mostresse si può, ai capimafia se ne guarderebbero bene anche se non esistesse il 41 bis, e anche se avessero ammazzato o fatto ammazzare centinaia di bambini. Si provino a sputare addosso al signor Giuseppe Valerio Fioravanti e alla signora Francesca Mambro, condannati per essere tra gli autori materiali della strage di Bologna; e si vada a controllare l'elenco delle vittime di quella strage e le età di alcune di loro. La legge del carcere sembra valere soltanto per due nessune. Tutto questo serve naturalmente a coprire ben altre leggi carcerarie, dove non c'è bisogno di nessun altro detenuto. Bastano, che so io, due o tre guardie, magari con la fattiva collaborazione di due o tre dottori.

Nel frattempo, e come dubitarne, su "Facebook" qualcuno ha pensato bene di aprire il regolare "gruppo" dove si raccolgono in poche ore centinaia di minus habentes che fanno a gara nel proporre le più fantasiose torture per le due maestre. Ergastoli, esecuzioni pubbliche e addirittura lapidazioni, magari proposti dagli stessi mentecatti che, poi, fanno gli islamofobi di accatto e che inveiscono contro quei barbari che làpidano le donne. Ricorda da vicino lo spettacolo disgustoso che accadde al momento dell'arresto di Raffaele Sollecito, quando migliaia di "italiani" si precipitarono sul suo blog, lasciato aperto, per inondarlo di "commenti" sanguinosi. Poi qualcuno mi chiede come mai sono Asociale.

Un'altra notiziuola degna di attenzione è la decisione dell'avvocato difensore di Elena Pesce, tale Giacomo Dini: costui avrebbe rinunciato alla difesa perché "padre di un bambino di 18 mesi" e quindi, "non abbastanza sereno per assumere la difesa di quella donna". Con questo, oramai, siamo al delirio puro: viene sancito ufficialmente che le due maestre potranno essere difese soltanto da avvocati senza figli. Anzi, meglio sarebbe che le due non ne avessero proprio nessuno, di "difensore": siano messe alla forca senza processo, o lasciate i famosi cinque minuti tra le mani dei genitori-giustizieri o degli altri detenuti. Quanto all'avvocato Dini, se non se la sente di fare il suo mestiere che assicura un diritto inalienabile, quello alla difesa, cambi mestiere o si metta un preservativo; non bastavano gli "obiettori di coscienza" fra i medici antiabortisti, ora ci sono anche gli avvocati-paparini obiettori.

La caccia fascista e forcaiola di questa gente non sembra avere oramai più limiti. Ed a questo punto, sì, ritengo necessario, nonostante il link già proposto, proporre la chiusa finale dell'articolo di Femminismo a Sud. Sono parole che andrebbero scolpite.


"Il concetto in fondo è che i bambini non vengono mai considerati una responsabilità collettiva. Sono certo una risorsa pubblica, di fatto appartengono allo Stato, ma restano una responsabilità privata e in particolare delle madri che quando non ce la fanno più e vengono lasciate sole possono essere al limite dell'infanticidio.

Uno stato sociale che esplode è responsabilità della cattiva organizzazione di quello stato sociale e non solo della singola persona.

Senza contare poi che questo rispetto per i bambini ha un colore e una razza. Di certo nessuno si è commosso quando il governo ha sponsorizzato i falo' e gli sgomberi dei campi rom. O quando Maroni ha voluto schedare prendendogli le impronte alle tre di notte - per non rischiare di farseli sfuggire - perfino i bambini sotto l'età di tre anni.

A nessuno fregherà niente di una bambina rom morta perchè sua madre è stata fatta partorire su una sedia d'ospedale in corridoio.

A nessuno interessa dei bambini stranieri che non vengono accettati nelle scuole per motivi di razzismo o a quelli che non potrebbero essere curati in ospedale perchè figli di "clandestini".

Nessuno dice nulla a proposito dei figli orfani dell'operaio senegalese ucciso dal suo datore di lavoro italiano perchè da tre mesi gli chiedeva senza ottenerlo il suo meritato stipendio.

Nessuno dice niente per i bambini stranieri ricacciati nei lager libici, causa respingimento, condannati a morire assieme ai loro genitori nelle acque del mediterraneo.

Nessuno dice niente per i figli degli altri. Quelli possiamo maltrattarli in modo legalizzato. Come se non fossero ugualmente bambini. Come se non meritassero la stessa attenzione.

C'è differenza tra i bambini rom e i bambini di Pistoia?"