martedì 8 settembre 2009

Il Manuale delle Giovani Marmotte



Oggi ho fatto una buona azione.

Stavo tornando a casa dopo aver fatto un servizio d'ambulanza. Portare a una casa di riposo una vecchina di cent'anni secchi, incazzata nera. Da non tenerla, povera donna. Così hanno deciso i figli, vecchi a loro volta; e non c'è nulla da fare. Hai voglia a avere cent'anni ed essere campata per cinquanta o sessant'anni nella stessa casa; ti vietano di morirci. Ci stavo pensando quando, per strada, ho visto una MG verde del 1966 (non che sia così esperto: me lo ha detto il proprietario, che era del 1966). Qualcuno saprà della mia passione per le vecchie auto, su cui ho fatto pure un blog (mi pubblicizzo? Ebbene, mi pubblicizzo!); mi sono fermato a fotografarla.

Mentre fotografo, accosta un'auto di grossa cilindrata, targata Roma. C'è una coppia, a bordo, di mezz'età. Vestiti entrambi di tutto punto; lei, addirittura, elegantissima. Io sono vestito ancora da ambulanza: pantaloni gialli con le bande fosforescenti, maglietta gialla e, tanto per aggiungere un tocco che manca, pure una passata gialla tra i capelli. Oramai ce li ho talmente lunghi che, senza la passata, sembrerei il cugino It della famiglia Addams. Mi chiedono un'indicazione; ed è difficile figurarsi di essere talmente fuori strada. I due sono totalmente nel panico.

Tutti hanno chiesto, almeno una volta nella loro vita, un'indicazione. Tutti ci siamo smarriti in una città che non conosciamo, e nel senso più vasto della cosa. Arriva qualcuno e, con fare sicuro, ti dice: giri la prima a sinistra, poi dritto fino al quinto semaforo, poi giri a destra, poi la seconda a sinistra, si ritrova in una piazza con il monumento a Janis Joplin che fa la calza, di là prenda la seconda a destra in senso orario e poi chieda a qualcun altro. Mi è capitata spesso una cosa del genere. Per questo, ostinatamente, quando mi perdo in qualche posto che non conosco preferisco andare a lume di naso. Anche perché non c'è traccia di Janis Joplin che fa la calza, e sono invece davanti ad un ottaedro di bronzo da cui fuoriesce una carota col ciuffo, intitolato Questioni irrisolte.

Mi guardo due secondi attorno, poi decido di accompagnarceli io, in quella via dove vogliono andare. Mi guardano in modo strano; con un sorriso assolutamente ebete (li so fare benissimo, i sorrisi ebeti) dico loro di seguirmi e rimonto in macchina. Parto. Mi seguono. Con le quattro frecce ancora accese. Me ne accorgo e, dal finestrino, faccio loro segno di spengerle; il gesto passepartout di alzare e abbassare le dita della mano, quello che vuol dire “spengi o accendi qualcosa”. Non le spengono. E pensare che, preso dall'impeto della buona azione, sto persino facendo delle vie traverse per evitare i viali intasati dal traffico. E sinist', dest', front' avant'e indrè; fino ad arrivare, finalmente, nella via desiderata. Faccio cenno alla targa stradale e accosto per salutare i due.

Accostano pure loro, tiro giù il finestrino e dico semplicemente: Ecco, la strada è questa, siete arrivati. Mi guardano. Ringraziano. Ma a me interessano gli sguardi della gente. Hanno, negli occhi, un senso palese di sollievo; ma di quel sollievo che coglie quando si è avuta paura.

Chissà che avranno pensato, in quei dieci minuti di strada. Ma questo da dove è piombato? Ma dove ci starà portando? E se ci porta in un vicolo cieco dove i suoi compari lo stanno aspettando armi in pugno? Ne succedono di tutti i colori...te l'avevo detto di guardare bene la cartina! E ora questo qui...hai visto i pantaloni gialli da lavoro? Ce li hanno sempre quelli che rapinano i portavalori, per travestirsi da operai!

Tirano a diritto. Mentalmente faccio loro tanti auguri, visto che trovare da parcheggiare in quella strada, e in quella zona in generale, è un'impresa assolutamente epica. Mi fermo un secondo a fumare una sigaretta prima di ripartire. Magari, certo, sarà stata tutta una mia costruzione mentale. Magari era soltanto stupore, quello che i due avevano negli occhi; non si trova tutti i giorni, e lo so, un bischero per cui il tempo non è denaro e che può pure decidere di perderlo ad aiutare due sconosciuti smarritisi con il loro macchinone. Eppure mi sembrava proprio paura, a ripensarci. Pazienza. La mia buona azione l'ho fatta. Forse almeno una cacatina di due minuti in paradiso me la sono guadagnata; anche se il Padreterno, con un ghigno satanico, mi farà andare in un cesso alla turca.