sabato 25 luglio 2009

Per l'abolizione dei Minori


Circa alle 14,30 del 25 luglio 2009, all'età di quasi quarantasei anni, all'improvviso mi sono sentito un minore. Non avendo potuto mangiare prima e avendo la casa ridotta a un campo di battaglia per una mia improvvisa fregola di rimettere tutto in ordine e pulire (in una giornata con 40° di temperatura, ovviamente), sono andato dal Gala a pigliarmi un paio di panini col lampredotto. Sì, sì, lo so che i nutrizionisti dicono che bisognerebbe mangiare verdurine con questo clima; ma a Firenze la tradizione vuole che ci siano i trippai, e non i verdurinai. E menomale.

Il povero Gala (propriamente: Gala & Spannocchia, storico chiosco posto all'incrocio fra via Simone Martini e via Livorno) oggi aveva un diavolo per capello. Costretto, dall'ennesima eurostronzata, ad affiggere un cartello dove si avvisa che, dal 29 luglio, chi vuole mangiare un panino col lampredotto o una trippa al sugo dovrà accompagnare il tutto con dell'ottima Fanta, con una salubre cocacola o con gustosa acqua minerale. Niente più bicchiere di vino. Niente più birra. La solita ordinanza europea vuole così. Bisogna lottare contro l'alcolismo, e soprattutto quello dei minori. Come ha fatto quella ineffabile e cupa demente della Moratti a Lavoròpoli, naturalmente raccogliendo grandi consensi e promesse d'imitazione.

Triste, tristissima epoca questa dove si fanno le crociate contro le “piaghe sociali”, pretesto perfetto per eliminare ogni residuo sprazzo di libertà, anche quella delle cose più comuni. Persino un bicchiere di vino con un panino. Il lampredotto con l'acqua. Anche nelle bischerate, ridotti tutti quanti a dei minori, a dei bambini controllati in ogni cosa da babbo Stato e da mamma “Europa”. Ma ridateci la Stasi, almeno era meno ipocrita e meno idiota. Non mi risulta che nella DDR abbiano mai imposto di bere acqua (o “Vita Cola”) con il panino col würstel. Honecker faceva bere la birra.

Allora, sgargarozzandomi ben tre bicchieri di vino, uno per ognuno dei panini che ho mangiato, ho pensato che sarebbero stati gli ultimi. Che che bisognerebbe ricominciare seriamente a lottare contro le crociate e i crociati. Che questi qui, non il fumo, non l'alcool, ci stanno ammazzando tutti. Che la rivolta, quella vera, comincia dalle cose piccole e piccolissime. Anche per questo esprimo qui la seguente modest proposal: quella, finalmente e opportunamente, di abolire i minori.

Ci hanno rotto definitivamente i coglioni, 'sti minori. Non in quanto persone umane, sia chiaro; ma come categoria che, suo malgrado, funge da pretesto sociale per l'erosione quotidiana di ogni più elementare libertà. Gli stessi minori che, da un lato, ora sono “iperprotetti” e dall'altro non cessano di essere oggetto (anzi: “target”) di mercati, mercatini e mercatoni, animaletti standardizzati cui vendere tutto il superfluo possibile, immagini pubblicitarie. E quando non ci stanno, giù manganellate, giù cariche della polizia, giù sfruttamenti sul lavoro come nel laboratorio clandestino di maglieria che prese fuoco e nel quale si risolse la cose dicendo che era “morta una donna di quindici anni”. Una donna di quindici anni può morire bruciata mentre il sor padrone la fa lavorare dodici ore al giorno in un sottosuolo, però non può bersi una birra o fumarsi una sigaretta. C'è scritto, obbligatoriamente, persino sui pacchetti: I minori non devono fumare!

E allora sia fatta finita, una buona volta. Via la “maggiore età”. Le proprie capacità siano giudicate singolarmente. La patente? Se un bambino di dieci anni dimostra di sapere guidare, guidi. A giro vedo fior di trentasettenni che la patente devono averla trovata nelle patatine Pai come sorpresina. La capacità e la facoltà di amministrarsi? Se un “minore” può andare più o meno legalmente a lavorare, deve disporre dei soldi che guadagna come e quando vuole. Votare? Partecipare all'avallo del potere? Ma che ci vada pure anche a sei anni, se gli aggrada. Non mi sembra che il voto dei “maggiorenni” sia tanto più degno di quello dei “minori”, specialmente in questo paese dove, più che da minorenni, viene espresso un voto da minorati. Fino a diciotto anni si vive in carcere. Nel lager familiare che ti impone ogni cosa. Nel gulag scolastico che tutto ti instilla fuorché l'amore per lo studio e per il sapere, bensì deve formare sempre nuove bestie da lavoro (e non riesce a fare nemmeno quello).

Ah, dimenticavo la cosa fondamentale: il sesso! Ora come ora siamo arrivati agli assurdi, tipo il ragazzo diciannovenne che scrive tutto preoccupato alla rubrica di posta di un rotocalco perché ha fatto l'amore con la fidanzatina diciassettenne e ha paura “che lo arrestino”. Ma lo si sa che, in Italia, persino la “legge” prevede che la cosiddetta “età del consenso” è di anni quattordici? Ebbene sì. A partire da 14 anni si può fare l'amore con chi si vuole, persino con Silvio Berlusconi.

Via anche questa cosa, raus. Credete che sia un pazzo furioso? In Francia, paese dove di certe cose ancora si ha meno paura di parlare, sull'abolizione della legge sull' “età minima per il consenso” si discute liberamente in trasmissioni radiofoniche nazionali, come a Dialogues su France Culture nel 1978 (con Foucault, Derrida e Althusser). Si lotti piuttosto contro ogni forma di violenza, di abuso e di prevaricazione, non importa se su “minori” o “maggiori”. Si lotti seriamente contro le violenze familiari di qualsiasi tipo, contro la mercificazione del corpo femminile di qualsiasi età.

Ci siamo rotti i coglioni, cari signori, di tutte le crociate contro la pedofilia che servono soltanto ai vostri scopi ben più loschi e ben più tragici, tipo quello di impossessarvi di ogni rimasuglio di libera circolazione delle idee (specie in Rete). Ora tutto quanto è munito del prefisso pedo-. La pornografia non esiste più: ora c'è la pedopornografia. Indagano il tizio per l'omicidio della fidanzata e cosa gli trovano nel computer: immagini pedopornografiche. Viene così fabbricata l'aggravante anche se le fotine o i filmini trovati dalla pedopolizia (e immagino quanti quintali di seghe debbano farsi gli sbirri!) sono tutti con “maggiori di anni diciotto”. La Rete, poi: il posto dei mostri. Ai telegiornali, dove la pornografia, quella vera, dovrebbe essere rappresentata dai Bruno Vespa, dai Minzolini, dai Mimun, dagli emiliofede, dalle D'Eusanio e dai Cucuzza, si danno quotidiane notizie sulle retate antipedofilia, e si crea un clima utilissimo a chi vuol controllare, controllare, controllare. Intanto proseguono e prosperano trasmissioni come La vita in diretta, ben più morbose, volgari e pericolose della foto di una sedicenne che tromba.

Poi c'è il rovescio della medaglia. Il sistema ha bisogno di vittime e carnefici anche fra i minori. Da un lato i poveri bambini vittime de' mostri (ma quelli veri, di mostri, vengono lasciati tranquillamente fare); dall'altro i bambinacci cattivi. Allora cambia prefisso: da pedo- si passa a baby-. I babycriminali, le babygang. E il bullismo con la conseguente repressione, repressione, repressione. 'Iocane! Quand'ero alle elementari e alle medie l'ho rubato anch'io il panino. Ho qualche volta contribuito a brutalizzare il compagno secchione antipatico. Aggiungerò, pur non andandone certo fiero: alle Scuola Diaz dove andavo da piccolo (ma non era quella della macelleria messicana, era un'altra Diaz) nel pomeriggio venivano fatti venire i ragazzi di una scuola differenziale delle vicinanze, la Pieragnoli. Costoro, regolarmente, sfasciavano ogni cosa. Li chiamavamo tranquillamente gli spastici, non eravamo politicamente corretti. Poi capitava che il panino lo fregavano a me. Poi capitava che entravo un giro di prese per il culo da cui non ne uscivo, tipo quando mia madre mi mandò a scuola con un clamoroso paio di bretelle che suscitarono due giorni di inferno: me le tiravano tipo elastico (e facevano male!), me ne dicevano di tutte, finché il ragazzino del banco dietro non me le tagliò con le forbici (lo ringraziai, poi). Permaloso come sono, poi; e lo ero anche allora. Bene. Nel primo caso, ora, sarei definito un babycriminale, e nel secondo una vittima del bullismo. Con tanto di notizie sui giornali.

Vedo che questi minori non lo sono poi così tanto per non affibbiar loro epiteti da "grandi", come "criminale". Spesso addirittura di più in questi casi, che quando il minore (come succede da certe parti) fa effettivamente parte della manovalanza della criminalità organizzata, quella che spara e uccide. Fa quasi più indignare la vittima del bullismo a scuola che il ragazzino massacrato a revolverate (come ad esempio pochi giorni fa in Calabria: quindici anni). E l'insegnante sospeso e messo alla gogna perché si fumava una sigaretta in classe (crimine!). E dei poveracci di maestri e maestre d'asilo vicino a Roma trasformati in mostri e incarcerati sulla base di voci messe in giro fra i genitori (io sarei anche per l'abolizione dei genitori e della famiglia tutta, ma il discorso si farebbe lungo). I signori prèsidi, che peraltro non esitano a far combutta con la polizia quando i minori si stufano, che spediscono SMS alla famiglia se il ragazzo non si è presentato a scuola, impedendo così la secolare e altamente formativa esperienza di fare forca ("bigiare", "fugare" fuori dalla Toscana). E allora sì: aboliamoli una buona volta questi minori. E definitivamente. Basta. La misura è colma.

Abolire i “minori” è abolire la minorità che, ora più che mai, sta pervadendo ogni cosa. Anche il bicchiere di vino dal trippaio. Abolire ogni distinzione, e sopratutto ogni imposizione di “legge”, basata sull'età è restituire un soffio di vita all'abisso mefitico in cui ci hanno cacciati. Vietano l'alcool perché ci sono gli incidenti: sulle strade muoiono migliaia di persone all'anno perché, a un certo punto, il signor Fiat, il signor Ford e il signor Volkswagen hanno deciso di massacrare il mondo a base di automobili, per i loro profitti, per le loro catene di montaggio, per la loro disumanizzazione. Perché hanno deciso di avviare l'umanità al suicidio automobilistico. E, anche qui lo avranno notato tutti, dalle notiziuole “ad hoc” dei mass-media: ora in tutti gli incidenti automobilistici c'è per lo meno un ubriaco; con i conseguenti tentativi di linciaggio se è un rumeno/albanese/pakistano/maghrebino, e con l'eventuale distruzione del campo se è un rom. Se invece è un italiano è soltanto un briaco. Se poi è un vigile urbano non ne parliamo nemmeno. Ma cacciateveli nel culo, gli “etilometri”. Le città appestano di ogni sorta di veleno, e questi fanno le crociate contro chi ha bevuto mezzo bicchiere di vino e si è messo alla guida. Fanno pure le tabelle nei bar. Perché crepano i giovani. I giovani sono degli innamorati perenni della morte, un modo per crepare allegramente lo troveranno sempre, e in culo a tutti voialtri. A meno che, naturalmente, non decidiate di rimandarli a crepare in massa per una vostra guerricciola; e sono certo che non manderete le pattuglie in giro con il guerrometro.

Sarà detto: oh! Ma tutto questo perché, caro Venturi, ti eri messo a addentare un panino col lampredotto pensando che fra quattro giorni ti toccherà berci sopra un chinotto. Nel frattempo, mentre azzannavo il panino, all'edicola di giornali accanto al chiosco del Gala troneggiava l'esultante locandina della “Nazione” che annunciava i “soldati in città”. Sulle altre locandine, sicurezza, degrado, decoro. In mezzo a tutto questo non ci faranno nemmeno più imbriacare. Non si potrà più nemmeno bere per dimenticare. E allora non dimenticheremo. E allora, prima o poi, insorgeremo. Ve lo metteremo nel culo anche senza il vostro “consenso”, procurando di causarvi il maggior dolore possibile. E sarà un mondo più libero, senza più “minori”. Perché, ora come ora, sarebbe bene che vi ficcaste in testa che “minori” siamo tutti quanti.