lunedì 20 luglio 2009

Nel paese delle Api Incazzate


Una simpatica e divertente rilettura del capitolo XXIV del “Pinocchio” di Collodi, nella quale il protagonista è, come dire, un Pinocchio de' giorni nostri.Qui lo cogliamo in una strabiliante avventura occorsagli mentre scappava per l'ennesima volta dall'appuntamento con la Laurea.

Il consigliere comunale Giovanni Donzelli, animato dalla speranza d'avere l'ennesimo, buon pretesto per sottrarsi alla Commissione di Laurea, nuotò tutta quanta la notte.

E che orribile nottata fu quella! Diluviette, grandiniede, fece spaventosi tròni e certi lampi, che pareva proprio il gastigo universale, o addirittura quel giorno in cui fu preso a stiaffi nel viso in via Leopardi da alcuni onesti lavoratori! Sul far del mattino, gli riuscì di vedere poco distante una lunga striscia di terra. Era un'isola in mezzo al mare.

Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia: ma inutilmente. Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro come fosse stato un fuscello o un filo di paglia. Alla fine, per sua buona fortuna, venne un'ondata tanto maschia, virile e cosciente degli'italici destini che lo scaraventò di peso sulla rena del lido.

Il colpo fu così forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture: ma si consolò subito col dire:

- Anche per questa volta ce l'ho fatta! Son riuscito a gabbare la Commissione! Sapessi però almeno come si chiama quest'isola, e se è abitata da gente di garbo! Volesse Iddio che non fosse in preda a i' degrado e che vi regnasse la sihurezza! E se invece la trovo tutta piena di CPA...? O grand'Iddio, fa' che non sia così sennò so' d'i' gatto! Ma a chi mai potrò dimandarlo, se non c'è nessuno...? Uhm....sai ganzo, così magari scappo anche dalla mi' moglie!...

Assorto ne' suoi pensieri e trovandosi solo in mezzo a quell'isola disabitata, a poca distanza dalla riva vide un grosso pesce che se ne andava tranquillamente per i fatti suoi, con tutta la testa fuori dall'acqua. Non sapendo come chiamarlo per nome, gli gridò a voce alta per farsi sentire:

- Ehi signor pesce, che mi permetterebbe una parola?

- Anche due, - rispose il pesce, il quale era un familiarissimo pesce sega così garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo.

- Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest'isola vi sono de' paesi dove si possa mangiare un boccone, senza pericolo di trovarli in preda al degrado, all'insicurezza, agli invasori islamici, ai terroristi, agli zingari, agli squatti e a' centri sociali?

-Ve ne sono sicuro, - rispose il pesce sega.- Anzi, ne troverai uno poco lontano di qui.

- E che strada si fa per andarvi?

- Devi prendere quella viottola là, a mancina, e camminare sempre dritto al naso. Non puoi sbagliare.

- Mi dica un'altra cosa. Lei che passeggia tutto il giorno e la notte per il mare, non avrebbe incontrato per caso un vascello con a bordo una Commissione di Laurea...?

- E cosa sarebbe codesta Commissione di Laurea...?

- Gli è una cosa tremenda che m'insegue da quindici anni e passa...

- Colla burrasca che ha fatto stanotte -rispose il pesce sega, il vascello sarà andato sott'acqua.

- E la Commissione...?

- A quest'ora l'avrà inghiottita il terribile pesce-gelmini che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque!

Tirando un malcelato sospiro di sollievo, il consigliere comunale Donzelli cercò immediatamente il suo telefono cellulare per dare la lieta novella in via Maruffi, ma s'accorse con sua gran costernazione che lo aveva perduto in mare; salutato cortesemente il pesce sega, s'avviò per la viottola che menava al paese. Dopo circa mezz'ora di strada a piedi, durante la quale, per la gran fatica di quel lunghissimo cammino, si sarebbe fatto dare un passaggio perfino da Ornella de Zordo, arrivò in un piccolo paese detto “Il paese delle Api Incazzate”. Si chiese il perché di quel curioso nome; ma poi vide che le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là con gran cipiglio, impegnati nelle loro faccende: tutti LAVORAVANO, tutti avevano qualcosa da fare. Non si trovava un ozioso e un vagabondo nemmeno a cercarlo col lumicino.

- Ho capito! -Disse quello svogliato del Donzelli. -Questo paese non è fatto per me! Io non sono nato per lavorare!

Intanto la fame, però, lo tormentava perché erano oramai passate ventiquattr'ore da quella simpatica cenetta trendy al Colle Bereto interrotta assai poco urbanamente dall'irruzione de' Regi Carabinieri in armi. Che fare? Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare: o chiedere, orrore! un po' di LAVORO, o mendicare un po' di pane. A chiedere l'elemosina si vergognava, perché il su' poero babbo gli aveva predicato sempre che l'elemosina hanno il diritto di chiederla soltanto i vecchi e gl'infermi, ovviamente prima d'essere scacciati via a pedate a causa di qualche ordinanza comunale atta al ripristino della civile convivenza; oppure i veri poveri, che per cagione d'età, di malattia o d'essere scappati alla guerra, alla carestia e ad altre sventure, si trovano a non potersi procurare altrimenti il pane visto che non hanno il permesso di soggiorno. Tutti gli altri hanno l'obbligo di LAVORARE: e se non lavorano e patiscono la fame lontani dalle prebende di partito, tanto peggio per loro.

In quel frattempo, passò per la strada un uomo tutto sudato e trafelato, il quale da sé solo tirava con gran fatica, bestemmiando Iddìo, la Madonna e lo Spiritossanto, due carretti carichi di carbone. Il consigliere comunale Donzelli, pur inorridendo a quelle blasfemie essend'egli un buon cristiano assai timorato e rispettoso della Santa Tradizione, gli si accostò e gli disse sottovoce.

- Mi fareste la carità di darmi un soldo, perché mi sento morir di fame?

- Non un soldo solo, rispose il carbonajo, ma te ne do quattro a patto che tu m'ajuti a tirare fino a casa questi due carretti di carbone.

- Mi meraviglio! -rispose il Donzelli quasi offeso.- Per vostra regola, io sono un Consigliere Comunale nonché leader nazionale di Azione Giovani, e non ho mai fatto il somaro sebbene a scuola non sia mai andato granché!

- Meglio per te! -rispose il carbonaio-. Allora, caro il mio Consigliere Comunale, se ti senti davvero morir dalla fame mangiati du' belle fette d'Azione condite coi Giovani, e bada di non prendere un'indigestione!

- Dopo pochi minuti passò per la via un muratore, che dall'aspetto sembrava provenire dal paese degli Schipetari. Portava sulle spalle un gran corbello di calcina. Pur arrossendo di vergogna, gli disse:

- Fareste, brutto alb...pardon, galantuomo, la carità d'un soldo a un povero aziongiovinotto che sbadiglia dall'appetito?

- Volentieri; vieni con me a portar calcina- rispose il muratore- e invece d'un soldo te ne darò cinque.

- Ma la calcina è pesa -replicò il Donzelli- e io non voglio durar fatica! Poi mi si sciupa anche la camicina e mi si screpolano le mani!

- Se non vuoi durar fatica, allora, caro il mio giovane, divertiti a sbadigliare e mi raccomando di non ti spiegazzar la camicina!

In men di mezz'ora passarono altre venti persone, e a tutte il Donzelli chiese un po' d'elemosina, ma tutte gli risposero:

- Ma non ti vergogni? Invece di fare il bighellone per la strada, va' piuttosto a LAVORARE e impara a guadagnarti il pane!

Fu così che il consigliere comunale Giovanni Donzelli realizzò d'essere capitato per davvero nel posto sbagliato per lui; in un posto dove regnavano l'ordine ed il lavoro, non quelli per finta che voleva lui, ma quelli veri. E fu così che uscì di gran carriera dal paese, deciso piuttosto a ributtarsi in mare e a cercare la tanto vagheggiata Isola del Full-Up.