lunedì 22 giugno 2009

Prato (finalmente!) chiude. Arriva Papitàunne.


È con viva perfidia e sollecita cattiveria che annuncio dalle righe di questo blog il compimento della mia profezia/augurio di qualche mese fa: la chiusura di Prào. E l'apertura di Papitàunne.

Consegnandosi oggi 22 giugno 2009 al coacervo di cialtroni, razzisti, “socialisti” (rotfl), fascisti e altri signorini e signorine del genere, i praèsi, unici in tutta la Toscana, cedono alle sirene d'i' ddegràdo, della sihurezza, de' cinesi 'he portano via i' laòro e via discorrendo.

Naturalmente non hanno voluto vedere che cosa davvero ha portato la loro cosiddetta città alla situazione attuale: in primis l'insipienza, l'inconsistenza, la carogneria e la crassa beceraggine della loro “classe imprenditoriale”, la stessa che ha battuto i tamburi del razzismo, la stessa della manifestazione col supertricolorone.

Non hanno voluto dare un reale futuro alla loro città, preferendo buttarsi tra le calde braccia di Papi. Mi auguro ovviamente che alle prime avvisaglie di quel che è possibile, i cinesi decidano di andarsene e di lasciare finalmente affogare tutta Prào nella merda.

La Toscana in blocco, nonostante tutto quel che si possa dire, criticare e quant'altro, si conferma -con buona pace del cav. Papi, il “buco nero d'Europa”; è caso mai Prào a diventare il vero buco nero della Toscana, anche se forse sarebbe meglio definirla il buco del culo di questa regione che no, non ci vuole proprio stare.

Ma, del resto, Papitàunne è oramai idealmente (e speriamo presto anche organicamente) appartenente alla provincia di Rovigo, o di Varese, o di qualsiasi altro postaccio in Itaglia dove regnano il leghismo razzista e il puttanfascismo.

Chiusa, giustappunto. Assai volentieri, a Firenze e ovunque in Toscana accoglieremo i profughi pratesi in comodi e umani centri di accoglienza a San Donnino e a Campi Bisenzio, rigorosamente gestiti da intelligenti e laboriosi figli della Grande Muraglia, della Grande Marcia e dei dettami del Presidente Mao Tse Tung. In codesti primi avamposti della civiltà Toscana potranno così rigenerarsi.

Prào chiude: viva Fiorenza!