lunedì 15 ottobre 2007

La pagina vuota


Buonasera, pagina vuota.

Mi trovo in una condizione abbastanza bizzarra o, se si vuole, idiota. Ti spiego. Mi è presa un'assoluta voglia di riempirti; però non so cosa scrivere. Nulla. Il vuoto. Più vuoto di te.

Mi dirai a questo punto, cara pagina vuota: Intanto mi stai riempiendo. Hai già scritto ben quattro righe di scemenze, che vuoi di più? Continua a scriverne, e vedrai che alla fine mi riempi.

Touché. Queste pagine vuote si fanno sempre più decise e chiare. Te le dicono sul muso, le cose. Mi ricordo di antiche pagine vuote che quasi si schernivano, oppure esercitavano un normale sentimento di comprensione. Però in questo modo rimanevano, è vero, desolatamente vuote.

Ripensavo a quante volte mi ci sono trovato davanti, nella mia vita, alle pagine vuote. Quando ancora non c'erano i computer, erano proprio pagine. Di carta. Penna in mano o macchina per scrivere. I meccanismi erano gli stessi; la classica ora notturna, la sigaretta, e nessuna idea in testa. Talmente nessuna, che sembravano tutte le idee del mondo. Una specie di sabba tra il nulla e il tutto.

Fogli appallottolati. Perché qualcosa cominciavo quasi sempre a scrivere. La trafila era consueta: dapprima due o tre frasi. Poi, se stavo scrivendo a mano, cominciavo a fare scarabocchi e disegnini vari. Se invece scrivevo a macchina, cominciavo a inventare parole sensa senso: turluk, omdurman, savyetas, piriklonn, ethvuglabro. In entrambi i casi, c'era un cestino della carta straccia che si preparava stoicamente al suo dovere.

Con l'avvento del computer è cambiata la forma ma non la sostanza. Il cestino c'è sempre, ma serve più che altro per i troiai che ogni giorno arrivano nella cassetta della posta. In questo momento è pieno, ad esempio, di elezioni primarie. Io che non voto manco alle secondarie e alle terziarie, figuriamoci se voto alle primarie.

Basta cancellare il file. Click. Tutto va, beninteso, in un altro cestino. Non è detto che non ci finisca, fra qualche secondo, anche questa cosa. Ma forse no. Queste pagine vuote d'oggi sanno come farsi riempire. Bastano un quindici ottobre, un pensiero fisso in testa che si vuole cercare di cacciar via in qualche modo, un goccio di dietro l'angolo (ma quale?), e si va.

Le storie che si affacciano sono strane e inconcludenti. Quando s'attacca la pagina vuota già con un'idea ben definita in testa, tutto fila liscio. Quando invece non la si ha affatto, ecco che arrivano i famosi intrecci. Una mia specialità era voler scrivere qualcosa su uno che scrive di uno che scrive. Il gioco degli specchi, insomma; o quel pazzescamente noioso Tristram Shandy, che una volta mi sono persino comprato nell'originale inglese ripromettendomi di leggerlo. Nulla da fare. A novel about writing a novel, c'è scritto sul retrocopertina; è l'unica cosa che mi è rimasta impressa di quel libro. Si vede che Laurence Sterne doveva averci avuto delle serate simili alle mie; solo che, a un certo punto, invece di appallottolare il foglio, era andato avanti per seicento pagine vuote. Non per nulla lui è Laurence Sterne e io sono una testa di cazzo qualsiasi.

Nulla di tutto questo, stasera. Nessun intreccio. Nulla. La delusione d'amore? Grazie, vi devo aver già rotto a sufficienza i coglioni con questa storia. Il cinema? Non so scrivere di cinema, però vi informo che oggi sono stato a vedere il film dei Simpson assieme a un'amica. La storia elbana? L'ho già scritta ieri notte.

Un'ora fa, però, ho scoperto che ci sono un paio di persone, due compagni di strada che non conosco che hanno linkato questo blog sul loro; e poiché questa è una (ex) pagina vuota, le vorrei ringraziare. Una è il colonnello Kurtz in persona, il che mi riporta idealmente a Heart of Darkness e a Apocalypse Now. Il colonnello Kurtz scrive un blog intitolato Storie inutili ma non eccessivamente, che è un titolo geniale; fosse venuto a me. Invece, lo scorso 14 maggio quando ho aperto questo blog, mi è venuto a mente un titolo assolutamente cretino solo un po' impreziosito dall'alfabeto greco; ma ormai lo tengo.

L'altra è Pappagheno. Un incrocio fra Pappagone e Papageno del Flauto Magico, sembrerebbe; Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, mein Gott. Anche lui scrive storie inutili ma non eccessivamente, in un blog che si chiama Questo triste mondo malato. Andateveli a vedere nei link a sinistra, questi blog, perché ce li ho messi. In questo blòggo blòggo mondo ci si ringrazia così, tra persone che non si sono mai viste e che probabilmente non si vedranno mai. Con un link. Che poi vuol dire "legame, collegamento". Si gettano fili invisibili. Cosa vi sia attaccato non si sa. La nostra vita? Può darsi. I nostri sogni? Può darsi. Pagine vuote da riempire.

Ci s'incontra in qualche modo sempre, fra compagni di strada, fra passanti che non si riescono a trattenere, fra viaggiatori di treni paralleli & piccoli eroi delle occasioni perse. Va a finire che, a modo estremamente nostro, si forma persino uno straccio di rete. Con le nostre storielle elbane, storie inutili, mondi malati, black blog, cestini di vimini, consumimur ignis, palabras en el viento e quant'altro. Non linko più roba "famosa", a parte una; non me ne frega più un cazzo di opinion maker, di lucidi sarcastici incazzati illuminati precisi puntuali commentatori. Si fa quel che accidente ci pare. Ma non fate l'errore di crederci dei minimalisti, dei disimpegnati o roba del genere. Tutt'altro. Abbiamo semplicemente scelto un'altra strada per guardare sul mondo. Ce lo guardiamo con la lente di noi stessi, senza delegare niente a nessuno.

E così eccoci alle conclusioni, cara pagina vuota. Vedo che ti sei riempita, almeno formalmente. Ci sono delle lettere, delle parole, dei periodi, la punteggiatura sembra essere a posto; tutto in ordine, insomma. Dal file Word "Documento 1" sei pronta per essere spedita nell'eternità di Google. Tu pensa: nessuno ti cancellerà mai, almeno fino a quando non s'innescherà una certa reazione termonucleare. Sei stata davvero in gamba. Ti sei riempita da sola. Mi inchino al cospetto della tua bravura, e me ne vado a letto.

Sincerely, R.Venturi.


2 commenti:

Colonnello Walter Kurtz ha detto...

Ciao Riccardo,
Come non 'linkare' il tuo blog? Ti ritengo uno dei più grandi narratori degli ultimi secoli!

Ciao,
Kurtz (quello di Coppola. Conrad non sono riuscito a finirlo, ma quando saro' in pensione giuro che lo leggo)

Riccardo Venturi ha detto...

Io ti ringrazio infinitamente, Colonnello Kurtz, ma facciamo, vai, degli ultimi 45 minuti...direi che potrei accontentarmi :-)